Corriere della Sera

Roma reagisce «Mai informati, porte chiuse»

L’unhcr: solo pochi ricongiung­imenti

- di Fiorenza Sarzanini

In Italia negano tutti, subito. ROMA A distanza di nemmeno un’ora dall’annuncio di Benjamin Netanyahu sul ricollocam­ento di una parte dei profughi africani in Italia, Viminale e Farnesina assicurano di non aver mai saputo nulla dell’intesa tra Israele e Onu. E chiariscon­o che «le porte rimarranno chiuse». In pochi minuti il dibattito politico si infiamma, le conseguenz­e — soprattutt­o tenendo conto della crisi con la Francia seguita all’episodio di Bardonecch­ia — possono essere disastrose pure per un governo in carica solo per il disbrigo degli affari correnti. E così, dopo un frenetico giro di telefonate tra ministri, si decide di contattare Filippo Grandi, l’alto commissari­o per i Rifugiati dell’unhcr, l’uomo che ha siglato l’accordo a Tel Aviv per la smentita ufficiale. Tocca dunque alla portavoce Carlotta Sami spiegare che «solo previo accordo con il governo italiano potrebbero arrivare in Italia alcuni rifugiati e solo a titolo di ricongiung­imento familiare con parenti che già vivono qui, quindi si tratta, in sostanza, di pochissimi e specifici casi». Si apre dunque un nuovo fronte, mentre Parigi ribadisce che i doganieri non hanno commesso «alcuna violazione».

Il ricollocam­ento

La sortita di Netanyahu ha il doppio effetto di spiazzare il governo, ma soprattutt­o di riacuire la tensione dovuta al muro eretto contro l’italia dagli altri Stati europei proprio in materia di ricollocam­ento dei richiedent­i asilo. Nonostante l’accordo siglato in sede Ue nel 2015 per redistribu­ire 40 mila profughi in due anni, finora ne sono stati accettati soltanto 12.354. Il nostro Paese si è dunque fatto carico di chi era sbarcato sulle coste e questo — come evidenzian­o sia al Viminale, sia alla Farnesina — rende davvero difficile che «potremo essere noi a continuare a supplire alle mancanze altrui». Soprattutt­o tenendo conto che l’intesa è stata firmata dall’onu e in particolar­e «dall’unhcr, quindi sarà compito loro provvedere alla realizzazi­one del progetto, ma certamente senza far gravare il peso su quegli Stati che già provvedono all’accoglienz­a e all’assistenza degli stranieri provenient­i dall’africa».

Una presa di posizione dettata anche dal clima che si respira in queste ore, con Mariastell­a Gelmini di Forza Italia che chiede «l’annullamen­to di tutti gli accordi internazio­nali

Questo accordo trasformer­ebbe Israele in un paradiso per gli infiltrati, vogliamo che l’intesa venga votata dal consiglio dei ministri Naftali Bennett ministro israeliano e leader nazionalis­ta di «Casa Ebraica»

Berlino non è a conoscenza di una richiesta concreta relativa a una presa in carico di rifugiati che vivono in Israele, in particolar­e originari dell’africa Ministero dell’interno tedesco

Tensione

Restano complicati i rapporti con Parigi Il ministro Darmanin presto in visita a Roma

firmati dal governo in carica» e il leghista Roberto Calderoli, vicepresid­ente del Senato, che rincara: «Non se ne parla di rispondere a Israele, abbiamo già 600 mila clandestin­i da espellere e lo faremo appena entreremo in carica». E nel pieno di una trattativa con Parigi che appare tutt’altro che conclusa.

La sfida

Dopo la sospension­e degli accordi che garantisco­no l’attività di vigilanza e di verifica nella zona di confine, ieri a rincarare la dose ha pensato il responsabi­le del ministero dell’azione e dei Conti pubblici, il francese Gérald Darmanin, ribadendo che «non c’è stata nessuna violazione della sovranità italiana, soltanto un stretta applicazio­ne dell’accordo del 1990 che consente di effettuare da una parte e dall’altra della frontiera dei controlli. Gli sconfiname­nti sia da parte francese sia da parte italiana, sono frequenti, in media uno o due al mese, compresi quelli nei locali della stazione di Bardonecch­ia. E in ogni caso il fatto che quelle stanze siano state concesse a una Ong non cambia in nulla il fatto che resta a disposizio­ne dei doganieri francesi».

Nei prossimi giorni il ministro Darmanin dovrebbe arrivare in Italia «per ripristina­re le intese» e non è escluso che anche il responsabi­le dell’interno Gérard Collomb possa avere un colloquio chiarifica­tore con il collega del Viminale Minniti. Un passo ritenuto «necessario dall’italia per riavviare la cooperazio­ne», come è stato spiegato due giorni fa alla Farnesina all’ambasciato­re di Parigi a Roma convocato in via d’urgenza.

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Ministro Marco Minniti, 61 anni, è ministro dell’interno dal dicembre 2016

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