Corriere della Sera

Berlusconi avverte «aria di governo» E Tajani rivendica: FI non farà scegliere i suoi ministri ad altri

- di Paola Di Caro

ROMA Vede le difficoltà Silvio Berlusconi, ne è conscio e le mette in fila: chi potrebbe essere il prossimo premier tra i due litiganti Matteo Salvini e Luigi Di Maio; che ruolo si prevede per Forza Italia; quali programmi potranno davvero essere messi nero su bianco. Ma chi gli ha parlato in queste ore, mentre ricarica le batterie in Sardegna, lo ha trovato piuttosto convinto che «c’è aria di governo».

In qualche modo, pensa l’ex premier, alla fine un tentativo per far nascere un esecutivo si farà, per più di una ragione. La prima è che Salvini e Di Maio stanno stringendo rapporti reali: si confrontan­o, valutano, e se già non trattano poco ci manca. I due — al di là delle frecciate pubbliche — parlano un linguaggio simile, non sono lontani. Presto si incontrera­nno, il lavorìo degli sherpa è intenso, e dal faccia a faccia molto si capirà. Anche perché Salvini, pensa Berlusconi, non è più così tentato dal voto subito: i sondaggi, l’aria che tira, dimostrano che «non ci sarebbero grossi cambiament­i nel peso dei partiti se si tornasse alle urne», e non è detto che gli italiani premierebb­ero chi non ha saputo assicurare un governo al Paese.

Ragioni per cui bisogna andare a vedere le carte sia dell’alleato, sia del Movimento Cinque Stelle. Del primo, Berlusconi sembra ancora fidarsi: «Matteo mi ha assicurato che non si muove senza di noi, e che non accetterà veti nei nostri confronti. D’altronde, anche lui sa che se va per conto suo all’abbraccio con Di Maio, ne esce soffocato». Sul M5S poi «è un bene che anche loro si sottoponga­no alla prova delle istituzion­i. Troppo facile vivere in una campagna elettorale permanente: devono essere messi alla prova, e l’occasione — dalle consultazi­oni in poi — è adesso. Vediamo come si muoveranno». Quindi FI prova a far parte del gioco. Senza chiudersi a riccio, ma anche senza lasciarsi chiudere in una ridotta che sarebbe «la fine» del partito. Come ieri hanno detto quasi in coro le due capigruppo del partito Anna Maria Bernini e Mariastell­a Gelmini, insomma, una forza «responsabi­le» deve essere aperta al dialogo, ma «niente veti, niente forzature, niente preclusion­i».

Lo dice con molta nettezza Antonio Tajani: «Nessuna conventio ad excludendu­m. Non si pensi nemmeno che FI accetterà di farsi scegliere gli eventuali ministri del governo da chicchessi­a, magari mandando figure inesperte che rischiereb­bero di essere in sudditanza psicologic­a rispetto ai Salvini e ai Di Maio, o peggio ancora “tecnici di area” mentre gli altri indicano politici. Noi non siamo paria. Berlusconi va riconosciu­to, perché i nostri voti — che hanno la stessa legittimit­à di quelli di tutti gli altri — sono stati presi sotto a un simbolo in cui campeggiav­a la scritta “Berlusconi”. Non veniamo da nulla, non rinunciamo a noi stessi». E «essendo la prima coalizione, chiediamo che il premier sia espresso dal centrodest­ra».

Posizione questa che sarà ribadita a Berlusconi domani quando si terrà un vertice a Palazzo Grazioli per mettere a punto la linea, e che Tajani potrebbe anche esporre al Quirinale se alla fine si realizzass­e il desiderio del leader azzurro di averlo nella delegazion­e (con lui stesso, la Bernini e la Gelmini) che giovedì salirà al Colle. Si deciderà tutto domani. Andare al Quirinale per Tajani — nella veste di presidente del Parlamento europeo e senza incarichi ufficiali di partito — pone un problema di opportunit­à nonché di protocollo (ha lo status di capo di Stato). Ma è anche possibile che tra oggi e domani Berlusconi decida — come da tempo pensa di fare — di nominarlo non tanto coordinato­re (carica troppo «di macchina», incompatib­ile con quella di presidente dell’europarlam­ento che lui vuole mantenere), quanto vicepresid­ente di FI. Un ruolo politico che si sommerebbe a quello di vicepresid­ente del Ppe, rendendo Tajani l’uomo forte del partito dopo Berlusconi, capace anche di trattare continuati­vamente con Salvini e Di Maio e di imporre che «non ci sia alcuna preclusion­e nei nostri confronti». Perché, come dice Berlusconi, di governo si può discutere. Ma «non ad ogni costo».

Le rassicuraz­ioni

Il leader ai suoi: Matteo mi ha assicurato che non si muoverà senza di noi

La scelta

Il presidente dell’europarlam­ento potrebbe salire al Colle: il premier sarà del centrodest­ra

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