MOSSE MEDITATE NEI DELICATI RAPPORTI CON LA RUSSIA
Conviene che in settimane di tensione con il regime di Vladimir Putin l’unione Europea non abbia in sede il suo ambasciatore a Mosca, Markus Ederer, richiamato per consultazioni? Conviene che gli Stati Uniti e oltre venti alleati, in questi giorni, abbiano espulso in tutto circa 150 diplomatici russi ricevendo per risposta la cacciata di altrettanti propri funzionari dalla Federazione russa? Chiederselo non sia incentivo a defezioni. Non è il caso di incrinare la compattezza dimostrata da tanti Paesi di Ue e Nato nel protestare contro Mosca dopo gli avvelenamenti della ex spia Sergej Skripal e sua figlia Yulia, intossicati in Gran Bretagna da una sostanza impiegata come arma chimica. È tuttavia opportuno riflettere su come va affrontata questa fase della storia mentre la Russia, frustrata dall’aver perso il ruolo di potenza mondiale avuto dall’urss, muove le sue lunghe mani in Stati occidentali per superare la sua dimensione di potenza regionale, e lo fa in anni nei quali le ingerenze in affari altrui possono essere veicolate via web e consistere in appoggi a fattori destabilizzanti senza spostare carri armati.
Per paradosso, a far scattare le espulsioni sono stati due governi che dovrebbero parte dei rispettivi mandati a incursioni informatiche o a disinformazione russe: quello di Donald Trump e uno di promotori dell’uscita del Regno Unito dall’ue. Occorre ponderazione. A causa di azioni contro l’unità dell’ucraina, l’unione impone limiti agli ingressi di 150 persone. Invece che restringere i canali di dialogo con Mosca, meglio liste come quella, con nomi di dirigenti di servizi segreti russi.