Levissima in Cina con l’italiano di Nestlé Waters
Patarnello: le bibite conosciute fino ad oggi non esisteranno più, sempre meno zuccheri
Dal 2011 al 2021 il consumo di acqua, energy drinks, tè e bibite non alcoliche aumenterà del 38%. Ma sarà l’acqua a giocarsi la partita più importante: solo in Italia i consumi di acqua in bottiglia, dal 1980 a oggi, sono aumentati di cinque volte. Lo sa bene un colosso come Nestlé che non a caso, a capo della divisione dedicata al business dell’acqua ci ha messo un italiano che a fine anno porterà per la prima volta fuori dai confini nazionali l’acqua di alta montagna che sgorga ai margini del grande Parco naturale dello Stelvio.
Maurizio Patarnello, classe ’66, è dal 2017 a capo di Nestlé Waters ed è al lavoro per lo sbarco di Levissima in Cina. I numerosi scandali connessi alla contaminazione delle acque cinesi (nel 2013 il recupero di 15 mila carcasse di maiali nel fiume Huangpu) hanno infatti spinto la popolazione ad aumentare il consumo di acqua in bottiglia. E così la Cina sta diventando area di conquista da parte delle multinazionali. «Noi ci siamo già da dieci anni — precisa Patarnello — ma abbiamo notato che c’è ancora una possibilità di sviluppo per un’acqua di alta montagna». Lo sbarco di Levissima sarà graduale ma partirà già tra fine anno e inizio 2019 in alcune grandi città come Pechino e Shanghai. «È un’acqua che pensiamo possa essere apprezzata dai cinesi — aggiunge Patarnello — perché a differenza di quanto si possa immaginare, i consumatori scelgono l’acqua in base al gusto e la nostra bravura sta nell’intercettarlo a seconda della geografia di appartenenza».
Ma non è solo l’acqua a giocare un ruolo importante nel «beverage»: le tendenze salutiste hanno infatti incrementato la domanda di prodotti diversi dal passato, come conferma Patarnello. «Le bibite a base di cola come le abbiamo conosciute fin a oggi non esisteranno più». Al loro posto energy drink e bibite a ridotto contenuto di zuccheri. Le vecchie icone si adeguano: la ricetta dell’aranciata Sanpellegrino ad esempio, uno dei 49 marchi del gruppo, è cambiata nel corso degli anni fino a ridurre del 20% l’apporto di zuccheri in alcuni Paesi. Una riduzione che coinvolgerà tutti i mercati entro il 2019.