L’attaccamento al padre, la politica, la religione nelle lettere di Harper Lee
ri occupati dal nemico movimenti paragonabili al Sinn Féin irlandese, alle guerriglie cinesi attualmente operative contro il Giappone, agli irregolari spagnoli che tanto peso hanno avuto nella campagna di Wellington (contro Napoleone, 1808-13) o ancora — si può ben ammetterlo — alle organizzazioni che gli stessi nazisti hanno sviluppato in modo così degno di nota in quasi tutti i Paesi del mondo». Hugh Dalton proponeva di costituire un’«internazionale democratica» — fu lui stesso a definirla così — che avrebbe dovuto produrre «sabotaggio industriale e militare, scioperi e agitazioni dei lavoratori, propaganda incessante, atti terroristici contro i traditori e i capi tedeschi, boicottaggi e sommosse». Il 19 luglio del 1940 nacque il Soe (Special Operations Executive) che fu annesso al ministero di Dalton con il compito di «incendiare l’europa».
Non fu affatto semplice dar inizio alle operazioni. La disponibilità ad opporsi ai nazisti, gradualmente andò aumentando in tutti i Paesi d’europa, tranne in Italia. «Non abbiamo nessun italiano in addestramento», si dispiaceva il capo del Soe nell’ottobre 1941, «non abbiamo linee in Italia (a parte due vaghi contatti con base in Svizzera); e abbiamo assolutamente fallito nel reclutamento di persone che potessero servire al Regno Unito, al Medio Oriente o a Malta».
Wieviorka fa osservare che le condizioni dell’italia (fino all’8 settembre del 1943) sono diverse da quelle degli altri Paesi occupati dalle armate hitleriane. Nel senso che il nostro Paese, fino all’estate del 1943, è ancora sotto il Sei lettere della corrispondenza privata di Harper Lee sono state rese pubbliche ieri dall’università di Emory, in Georgia. Erano state donate all’ateneo da un collezionista di libri californiano. Secondo Joseph Crespino, docente alla Emory, emergono dettagli intimi della vita di Harper Lee negli anni in cui scrisse i suoi romanzi: Il buio oltre la siepe (1960) e Va’, metti una sentinella, «sequel» uscito nel 2015 ma scritto prima del d
La sfida
I britannici crearono nel luglio 1940 il Soe (Special Operations Executive) per suscitare la guerriglia nei territori occupati dai tedeschi
Il problema
Per il nostro Paese gli inglesi non volevano far perno sugli esiliati nemici del Duce perché li ritenevano sconosciuti o dimenticati in patria regime mussoliniano e alleato con Hitler. Però gli inglesi ugualmente non si capacitano dell’apatia politica degli italiani (escludendo i comunisti con i quali non entrarono se non marginalmente in contatto). Poi, con l’andare del tempo, per quel che riguardava l’italia, scrive Wieviorka, «la Gran Bretagna passò di delusione in delusione».
Gbestseller. Nelle lettere la scrittrice parla del padre e dell’assistenza che lei gli diede nella malattia. «Questi mesi con lui hanno rafforzato, se possibile, il mio attaccamento», scrive all’amico Harold Caufield, al quale l’autrice si riferisce chiamandolo «Darling Aitch» (Caro Acca). E ancora: «Ho fatto più cose per lui di quanto avrei mai immaginato di essere chiamata a fare per qualcuno». Dalle lettere, scritte tra il
li inglesi non avrebbero voluto far perno sugli esiliati che consideravano «sconosciuti o dimenticati dai loro compatrioti» (come il conte Carlo Sforza, don Luigi Sturzo o Gaetano Salvemini, che pure aveva creato nel 1939 la «Mazzini Society»). Si illusero che potesse accendere una miccia Carlo Petrone, rifugiato in Inghilterra dal 1939, al quale nel gennaio del 1941 fu affidato il compito di dar vita ad un Comitato dell’italia libera. Ma si accorsero ben presto che Petrone era «assolutamente ignoto al grande pubblico», le sue capacità di manovra apparivano «sommarie», il suo ascendente «limitato». Inoltre in luglio alcuni membri del Comitato si rivoltarono, revocarono il mandato a Petrone e lo sostituirono con Alessandro Magri, «un annunciatore che lavorava per la propaganda britannica», messo su due piedi a capo del Movimento dell’italia libera. Risultato? Petrone sostenne di essere stato esautorato per il fatto di esser lui un cattolico e inondò di rimostranze le autorità britanniche. «Molti miei amici come io stesso», scriveva, «siamo preoccupati della tendenza di estrema sinistra che sembra prevalere in seno al Movimento dell’italia libera... Comincia ad Un gruppo di partigiani cattolici delle Fiamme Verdi, operanti in provincia di Brescia contro gli occupanti nazisti e le forze della Repubblica sociale fascista. Il movimento partigiano italiano si sviluppò gradualmente a partire dal settembre 1943, quando il nostro Paese venne occupato dai tedeschi 1956 e il 1961, emerge anche il lato più irriverente di Harper Lee, ad esempio quando parla di religione: «Il presbiterianesimo è il dogma più tetro che io conosca». L’autrice americana — morta a 89 anni il 19 febbraio 2016 — evitò i media per gran parte della vita. Alla corrispondenza privata affidò giudizi su politica e società, incluse critiche al Sud segregazionista, dov’era nata. (ma. b.)
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apparirmi necessaria la formazione di un nuovo organismo, più rappresentativo, in grado di esprimere i sentimenti degli italiani che sono leali nei confronti di questo Paese e più aggiornati sulla situazione che regna nel nostro». Poi aggiungeva considerazioni che al Foreign Office furono lette con un certo stupore: «Su un centinaio di membri (del gruppo capeggiato da Magri, ndr) più della metà sono ebrei. Va sottolineato che un tale movimento non è rappresentativo della situazione esistente in Italia». Anche se si sentì in dovere di precisare: «Non parlo evidentemente “da un punto di vista razziale” ma da un punto di vista psicologico, sociale e religioso». I britannici stabilirono che Petrone era diventato «un fastidio».
Aquesto punto i britannici andarono a cercare ribelli italiani tra gli internati nei campi di prigionia in India e in Africa del nord. A loro fu rivolto un appello alla lotta che però non venne raccolto. Purtroppo, si legge su un rapporto dei servizi britannici, «i soldati italiani catturati sono perlopiù assolutamente felici di restare prigionieri e non mostrano alcun desiderio, mosso dal denaro o da altri motivi di rientrare nel loro Paese alla ventura». Per attirare i volontari dai campi di internamento, ricostruisce Wieviorka, fu addirittura lanciato un giornale «La Diana», «dalle colonne piene d’amore e di sesso, due argomenti ritenuti attraenti per dei maschi privati dei piaceri della carne». Ma senza risultato. A un certo punto gli inglesi imputarono questi insuccessi all’assenza di un «capo prestigioso» un «de Gaulle italiano» che, dopo molte ricerche, fu individuato nel generale Annibale Bergonzoli, soprannominato «barba elettrica». Ma il generale Francis Davidson dopo un periodo di collaborazione ne fornì questo ritratto: «Ritenuto dai bersaglieri un ciarlatano, compie improvvise visite a sorpresa nelle unità e raramente si fa trovare in ufficio... Lo ritengo inadatto a diventare il capo di qualsiasi movimento dell’italia libera essendo di temperamento esaltato e vagamente instabile. Ha probabilmente raggiunto il rango che ricopre sottomettendosi al Partito fascista. In ogni caso quando ha combattuto contro di noi ha mostrato più velocità che fegato».
La lotta clandestina in Europa fu poi danneggiata, secondo Wieviorka, dai paraocchi ideologici dei grandi leader degli Stati Uniti e della Gran Bretagna. Il «gretto antigollismo» di Franklin Delano Roosevelt «indebolì l’efficacia della Resistenza francese», così come il «conservatorismo» di Winston Churchill «sfavorì la sua omologa italiana, a cui fu intimato di sottomettersi a un re senza più credito e a un maresciallo in pesante passivo». Beninteso: «Con o senza Resistenza, l’europa occidentale sarebbe stata liberata dalle forze angloamericane». Ma, riconosce l’autore, i partigiani favorirono l’avanzata delle truppe alleate e permisero di limitare il costo umano di un conflitto spaventoso. Evitarono anche pericolosi vuoti di potere, «riuscendo a farsi carico del passaggio di testimone fra le autorità tedesche, sostenute da minoranze collaborazioniste, e i nuovi governi». E questo non fu un dettaglio da poco.