La follia dello studente killer come un viaggio tra i filosofi
Al Piccolo Teatro «Socrate il sopravvissuto...» con gli Anagoor
N on c’è niente di più attuale del passato e la pistola di un killer a scuola ci fa tornare nella cella di Socrate. Lo dicono gli Anagoor (ogni riferimento alle Mura di Anagoor di Buzzati non è casuale), il gruppo teatrale che, nato nel 2000 a Castelfranco Veneto, conquista ora premi e platee internazionali. Hanno debuttato nella lirica con Faust, provano Orestea già prenotato a Parigi e alla Biennale di Venezia di Antonio Latella hanno vinto il Leone d’argento.
Commenta Simone Derai, anima della compagnia fondata con Paola Dallan: «Onere e onore, non per dire. Orgoglio e responsabilità per un lavoro davvero collettivo nato lontano dai centri di potere». Portano al Piccolo di Milano (Teatro Studio Melato, 11-15 aprile), Socrate il sopravvissuto/come le foglie, spettacolo che mescola il filosofo raccontato da Platone col libro di Antonio Scurati Il sopravvissuto che in cui si ipotizza una strage all’americana con uno studente che massacra una commissione di maturità salvando solo il prof. di filosofia.
«Col romanzo avevamo un appuntamento dal 2005, diventato poi obbligatorio con la crisi della questione educativa. Attenzione, non è un noir, né una denuncia della scuola o la riduzione di un libro, se mai una riflessione sul bisogno di guardarsi negli occhi tra docenti e studenti per riflettere sulla cura della coscienza del cittadino. Il nostro sguardo è rivolto al passato come un prisma con cui os- serviamo il nostro mondo, scoprendo distanze e assonanze». Lo spettacolo, che si apre fra tre file di banchi da cui gli studenti un po’ alla volta si lasciano cadere, forse morire, in mezzo a libri rotti e fradici (gran teatro fra Kantor e la Bausch), è la storia di due gemelli maledetti: «Da una parte il filosofo accusato di aver corrotto la gioventù, dall’altra l’allievo che risparmia il filosofo oggi: ma la sopravvivenza è condanna, l’interrogativo diventa una sentenza che chiama in causa tutta la storia del pensiero occidentale.
Il romanzo deflagra: per Scurati il punto è il massacro, per noi è l’approdo doloroso ma aperto». Ogni docente si chiede, dice Derai, cosa non si è fatto, cosa non si è detto: «Da qui un percorso a ritroso fino alla cella della prigione di Atene dove Socrate berrà il veleno, così tornando ai dialoghi di Platone, in cui Socrate dialoga con il suo allievo prediletto, ricco e bel rampollo della miglior democrazia che trascinerà Atene verso la rovina imperialista».
Il tema è: come si trasmettono il sapere, la conoscenza, la memoria? «Una classe — dicono gli Anagoor — è un mondo non uniforme e il professore, solo, in lotta coi giganti». Gli Anagoor hanno un movimento di ascolto di giovani, da sempre lavorano nelle scuole e alcuni ragazzi in scena sono liceali di Castelfranco. «Ci aiutiamo ad allenarci al riconoscimento dell’altro, unico strumento del convivere. La perdita della memoria in un Paese come il nostro sembra una necessità perché il bagaglio culturale è immenso e rischia di essere un corpo inerte senza la scossa di una relazione vitale. Sto dalla parte del suggerimento di Platone ripreso dalla Arendt, la ginnastica dello sguardo. Guardarsi negli occhi per sopravvivere o, nella seconda parte dello spettacolo, guardare i video (doppiati in diretta) di Alcibiade e Socrate: così il passato si spalanca e diventa una grande proiezione e si avvera la metafora della caverna platonica come prima idea di cinema». Quali sono i comandamenti del vostro gruppo? «Parlare per flusso di pensiero, l’indagine etica, filosofica ed anche sentimentale».