«Ballando» e il lutto che non conosce più il valore del silenzio
M illy Carlucci avrebbe voluto sospendere la puntata di Ballando con le stelle in segno di lutto per la morte di Fabrizio Frizzi, ma i vertici della Rai hanno detto di no: il programma deve andare in onda. Così, sabato sera, l’omaggio all’amico scomparso si è risolto in un lungo applauso e nelle immagini di repertorio sulle note di Halleluia, come hanno fatto altri programmi. Forse non tutti ricordano l’episodio di cui furono protagonisti proprio Frizzi e la Carlucci.
Era il 23 maggio 1992, il giorno terribile della strage di Capaci, quella in cui persero la vita il giudice Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta. Era un sabato e in palinsesto c’era l’ultima puntata della seconda stagione di Scommettiamo che?, il varietà di Michele Guardì condotto da Frizzi con la collaborazione della Carlucci. Il capostruttura Rai, Mario Maffucci, e Frizzi non volevano che il programma andasse in onda ma il direttore di Rai1 Carlo Fuscagni e il direttore generale Gianni Pasquarelli (due democristiani di ferro) decisero che the show must go on, lo spettacolo deve continuare.
Chissà, forse si voleva contrastare il clima di terrore, forse si voleva stemperare la tragedia, forse gli ordini erano venuti dall’alto. Sta di fatto che, a disdoro della Rai, la puntata andò in onda. L’incolpevole Frizzi, con il suo sorriso, dovette convincere gli italiani che tutto era normale, o quasi.
Ovviamente non c’è paragone fra le due circostanze. Se mai c’è da notare come un’abitudine, che un tempo era riservata soprattutto al mondo dello spettacolo, applaudire il morto (pare che tutto sia iniziato con i funerali di Totò), grazie alla tv si è diffusa ovunque, persino dentro le chiese. Il lutto non conosce più il silenzio (persino il famoso minuto di silenzio negli stadi è sporcato da urla o applausi), il cauto silenzio, il mormorio di un vento leggero.