Corriere della Sera

La Lega e lo stallo con il Movimento: nessuno vuole l’altro all’opposizion­e

Per il Carroccio intesa possibile con il passo indietro dei leader, vice di un premier terzo

- Marco Cremonesi

MILANO «Ma allora Di Maio sta facendo di tutto per evitare di governare... ». Un deputato leghista sbotta e dà voce alla sorpresa dei salviniani per il «nuovo stop a 5 Stelle». Il no a Berlusconi del capo del Movimento è infatti irricevibi­le per Matteo Salvini quasi quanto per Forza Italia, impensabil­e un rapporto esclusivo con i 5 Stelle che vedrebbe la Lega in posizione subalterna.

In realtà, Salvini è cauto. E ai suoi spiega che «la gente ci ha dato il voto perché vuole che noi governiamo e risolviamo i loro problemi». Ma lo stesso problema «non possono non porselo anche i 5 Stelle». Il che vale non soltanto per il governo, ma anche per il suo contrario: «Né Matteo né Di Maio — commenta un parlamenta­re — possono permetters­i che l’altro finisca all’opposizion­e». E dunque, nei calcoli leghisti ci vuole un governo di «piena responsabi­lità». Che nei piani leghisti significa un passo indietro sia di Salvini che di Di Maio: «L’idea è che entrambi possano essere i vice di un premier di garanzia. Entrambi, però, con ministeri importanti: per esempio, l’interno per Salvini e gli Esteri per Di Maio. I tempi per un progetto del genere non sembrano brevi. Assai difficile che arrivino novità prima delle Regionali del 22 e 29 aprile. Anche per questo, la Lega rivendica per Giancarlo Giorgetti la presidenza della commission­e speciale della Camera per il Def e per i provvedime­nti in sospeso. Contro il Pd che chiede, come opposizion­e, Francesco Boccia.

Inoltre, c’è chi nella Lega fa notare che Di Maio abbia esplicitam­ente escluso soltanto Berlusconi e non Forza Italia: «Anche se — dice un leghista di rango — non è affatto vero che abbiamo fatto pressioni su Forza Italia perché il Cavaliere non partecipi alle consultazi­oni al Quirinale». E con Di Maio «non c’è alcun gioco delle parti». Non è vero, cioé, che l’uscita dello stellato serva a Salvini per sganciarsi da Berlusconi.

È vero, invece, che tra Lega e Pd non sembrano esserci rapporti possibili. Anzi, Salvini chiederà al capo dello Stato — durante le consultazi­oni fissate per domani alle 12 — di vigilare sulle nomine del governo, per esempio sulla Cassa depositi e prestiti. Non si tratta soltanto di nomine: ieri Armando Siri, economista della Lega, ha diffuso una dura nota contro Carlo Calenda» che a governo scaduto vorrebbe firmare «il fondamenta­le decreto per lo sviluppo delle energie rinnovabil­i».

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In Aula Fratoianni, Brunetta e Boldrini ieri alla Camera

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