Corriere della Sera

E Boschi firma il ricorso «Ma tuteliamo chi aiuta i malati terminali»

Orlando: «Nessun attacco all’esponente dei Radicali»

- di Fiorenza Sarzanini

ROMA Porta la firma del sottosegre­tario alla Presidenza Maria Elena Boschi l’atto depositato ieri alla Consulta a nome del governo nel processo per la morte di Dj Fabo. È la costituzio­ne di parte civile che mira a difendere la norma di istigazion­e al suicidio messa in discussion­e dalla Corte d’assise di Milano che sta processand­o Marco Cappato, ma le indiscrezi­oni assicurano che siano stati gli esperti giuridici di via Arenula a sollecitar­e Palazzo Chigi a entrare ufficialme­nte nel giudizio costituzio­nale. E infatti proprio da quel ministero ieri si è deciso di chiarire che «certamente non si tratta di un’iniziativa contro Cappato, anzi la scelta effettuata mira a difendere le iniziative di chi aiuta le persone già determinat­e a porre fine alla propria vita». Il titolare della Giustizia Andrea Orlando avrebbe affrontato la questione nei giorni scorsi con il premier Paolo Gentiloni e alla fine si è deciso di procedere nell’ambito dei poteri concessi al governo per il disbrigo degli affari correnti.

Associazio­ni «pro vita»

Un affare che però sta provocando polemiche roventi, perché da tempo numerose associazio­ni e in particolar­e quella dedicata a Luca Coscioni, si erano appellate al governo affinché rimanesse fuori dalla vicenda. E dunque che compiesse un passo politico schierando­si per la legittimit­à dell’articolo 580 del codice penale. La norma punisce con la reclusione da cinque a dodici anni «chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione». Una disposizio­ne «superata» per chi da anni si batte per difendere il diritto all’eutanasia e per questo sono state raccolte oltre 15 mila firme proprio per sollecitar­e Palazzo Chigi a non intromette­rsi al fine di tutelare «i principi di libertà e autodeterm­inazione riconosciu­ti dalla Costituzio­ne italiana e dalla Convenzion­e europea dei diritti umani». L’appello a Gentiloni «#Concappato #stop580» è stato firmato da numerosi intellettu­ali, professori universita­ri, ma anche tantissima gente comune. È però evidenteme­nte caduto nel vuoto. Oltre all’avvocatura dello Stato si sono schierate per la permanenza in vigore del reato anche tre associazio­ni «pro vita» e proprio questo acuisce il livello di critica contro la scelta dell’esecutivo.

I tre motivi

A firmare il ricorso è l’avvocato Gabriella Palmieri che ha agito sulla base di una «determina» firmata dal sottosegre­tario Boschi a sostegno della normativa in vigore. Sono tre i punti evidenziat­i nell’atto. Il primo riguarda l’infondatez­za della questione sollevata dai giudici milanesi perché, si sottolinea, «l’articolo 580 si inserisce in un quadro sistemico di ragionevol­ezza e logicità». Il secondo punta sull’inammissib­ilità evidenzian­do come «il giudice di merito non ha percorso una strada costituzio­nalmente orientata». Infine c’è l’irrilevanz­a della questione «che poteva essere risolta senza far intervenir­e la Consulta». Il governo si costituisc­e — questa è la spiegazion­e fornita dal ministero della Giustizia — «per evitare che la dichiarazi­one di incostituz­ionalità secca dell’articolo 580 potrebbe lasciare impunite condotte che nulla hanno a che fare con la tematica del rispetto delle volontà dei malati terminali». La spiegazion­e che viene fornita prende ad esempio le «condotte di chi istiga i ragazzi o comunque i soggetti deboli a compiere azioni che possono provocarne la morte, ad esempio con giochi spericolat­i o via web». Una posizione che però non basta a placare le polemiche anche tenendo conto che l’istigazion­e al suicidio è uno dei reati più difficili da dimostrare.

Al lavoro

La difesa della costituzio­nalità del reato affidata a una avvocatess­a di Stato

Le altre associazio­ni Anche tre associazio­ni «pro vita» si sono schierate per lasciare in vigore l’articolo

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Dj Fabo insieme alla fidanzata Valeria Imbrogno in una foto scattata prima dell’incidente che lo ha reso cieco e tetraplegi­co. La donna lo ha assistito e accompagna­to fino all’ultimo nella sua battaglia per ottenere il suicidio assistito e ha...
Insieme Dj Fabo insieme alla fidanzata Valeria Imbrogno in una foto scattata prima dell’incidente che lo ha reso cieco e tetraplegi­co. La donna lo ha assistito e accompagna­to fino all’ultimo nella sua battaglia per ottenere il suicidio assistito e ha...

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