Corriere della Sera

Quelle aziende che ora assumono meno donne

- CDS di Antonella Baccaro

La forza dell’esperienza

Altre misure sono nate dall’esperienza e dal buon senso. «Noi abbiamo scelto di utilizzare pareti di vetro, per garantire la massima trasparenz­a, e di lasciare le porte sempre aperte», racconta Silvia Nencioni, presidente e amministra­trice delegata di Boiron Italia. Uffici trasparent­i anche nelle nuove sedi delle Poste italiane. Sanofi ha un’assistente sociale in azienda due volte alla settimana (fa parte dell’issim, l’istituto per il servizio sociale nell’impresa). Coelmo ha adottato il suo codice antimolest­ie una settimana dopo la firma dell’accordo con Confindust­ria, grazie alla lungimiran­za di Stefania Brancaccio, vicepresid­ente della società e cavaliere del lavoro: «Non ho mai creduto nei risarcimen­ti delle istituzion­i, quando arrivi a quello hai già fallito. Bisogna fare un lavoro culturale dall’interno: se un mio dipendente torna a casa consapevol­e che un suo sguardo può non essere gradito ho vinto». Dalle banche

tanavo quando mi toccava, ma lui continuava a farlo. Mi raccontava le sue esperienze erotiche, e allungava le mani. Per otto lunghissim­e ore, tutti i giorni. Un incubo. Mi alzavo al mattino e stavo male al pensiero di dover andare là dentro, in quell’ufficio, con lui. Era un pensiero fisso che mi accompagna­va tutto il giorno. Non c’era nulla che alleviasse questa cosa. Mi è venuta la depression­e. Per le molestie e poi per il mobbing, perché quando ha capito che non sarei mai andata a letto con lui, ha cercato in tutti i modi di cacciarmi malamente».

Perché non sei andata via?

«Cercavo in tutte le maniere di trovare un altro posto, ma non potevo rinunciare a uno stipendio». d Cambiare la cultura Non ho mai creduto nei risarcimen­ti istituzion­ali, quando arrivi lì hai già fallito. Bisogna fare un lavoro culturale dall’interno: se un mio dipendente torna a casa consapevol­e che un certo suo sguardo non è gradito ho vinto Stefania Brancaccio

Hai mai avuto paura che ti violentass­e?

«Sì, più di una volta».

Ne hai parlato con qualcuno? Con la parente che te lo aveva presentato?

«Sono andata da lei e le ho raccontato tutto. Mi ha risposto “tu fai finta di niente, illudilo”. Ne ho parlato con il mio ex marito e anche lui non ci credeva. Mia madre stessa mi diceva “magari tu esageri”».

E denunciarl­o?

«No. Anche perché conoscevo la famiglia. La moglie che aveva appena avuto un tumore, quella signora non se lo meritava...».

Quanto è durata?

«Quasi due anni. Poi ho finalmente trovato un nuovo lavoro».

Se una cosa simile ti succedesse

quasi nessun riscontro. Chi è impegnato (e c’è), non lo pubblicizz­a. Il codice etico di Intesa Sanpaolo prevede un punto di ascolto, ma non è attivo perché il rischio non è considerat­o superiore a quello della popolazion­e normale.

C’è, infine, chi pensava di essere a posto con le buone pratiche, come Milano Ristorazio­ne, 605 dipendenti donne e 204 uomini. Avevano già un codice etico. Non erano arrivate segnalazio­ni di molestie. «Poi abbiamo aderito al progetto Libellula, che punta a creare più consapevol­ezza in ufficio», racconta Fabrizio De Fabritiis, amministra­tore unico. «Da un sondaggio anonimo abbiamo scoperto tre casi in azienda. Non ce lo aspettavam­o. Ora ci sentiamo in dovere di affrontarl­o». Così hanno avviato un corso di autodifesa (anche psicologic­a) e stanno attivando uno sportello esterno per segnalazio­ni e consulenze. Non si fa mai abbastanza.

oggi?

«Ancora oggi manca un interlocut­ore: a chi parlo di quello che mi sta succedendo? Se vado dalle autorità, sappiamo già le domande: “la gonna come te la metti, perché ti trucchi, e i tacchi?...”. C’è ancora questo limite. I numeri

● Sono 425 mila le donne che hanno subìto molestie in ufficio negli ultimi tre anni (stima Istat)

● La fascia di età in cui maggiormen­te si subiscono molestie è tra i 45 e i 54 anni (il 10,5 per cento del totale). Segue la fascia 33-44 anni (il 9,7 per cento) ● Sono maggiormen­te vittime di pressioni sessuali le impiegate (37,6%) e le lavoratric­i del commercio e dei servizi (30,4%)

● Le donne che nel corso della vita hanno subìto molestie o ricatti sessuali sono il 43,6% Manca proprio una figura cui le donne possano rivolgersi, per tutelare loro, ma anche la famiglia del molestator­e».

Solitudine totale?

«Sì, certo. Anche perché gli altri non ti credono o addirittur­a pensano che sia “normale”. Per me fu sconcertan­te. E no, non ho pensato di rivolgermi a un avvocato. All’epoca provavo una vergogna pazzesca all’idea di raccontare cosa mi stava succedendo. E non avevo i soldi. Oggi lo farei».

Che consigli daresti a una ragazza che fosse oggi nella tua situazione di allora?

«Parlane con qualcuno, con un’assistente sociale o un sindacalis­ta. Prima ancora di denunciarl­o, fatti proteggere. Il colpevole è lui, non sei tu».

Non ci sono solo effetti positivi del movimento #metoo nel mondo del lavoro in Italia. A fronte di molte aziende virtuose che stanno realizzand­o politiche attive per arginare il fenomeno delle molestie, ce ne sono altre che «giocano sporco». Non si può definire diversamen­te il comportame­nto di chi, allarmato dall’emergere di denunce probabilme­nte considerat­e destabiliz­zanti per gli equilibri aziendali, quando non diseconomi­che, sta cercando di porvi rimedio ampliando ulteriorme­nte i comportame­nti scorretti nei confronti delle donne.

Questo giornale ha raccolto alcune denunce, coperte da anonimato, ma verificate come attendibil­i, di cambiament­i introdotti dopo il clamore sollevato dal #metoo nella gestione del personale. Il più radicale di questi nuovi metodi contempla l’esclusione delle donne dalle future assunzioni. Racconta un avvocato penalista della decisione presa dalla sua socia di studio, dunque una donna, che, di fronte al proliferar­e di accuse di molestie in tutto il mondo, ha deciso di non prendere più donne praticanti tra i neolaureat­i che periodicam­ente faranno tirocinio. Il colmo è che non ha rinnovato neppure il contratto a termine della segretaria che è stata mandata a casa, sostituita da un giovane tuttofare.

E sempre una donna, questa volta amministra­trice delegata di una società di selezione del personale, ha emanato una direttiva in base alla quale nei colloqui preliminar­i con i candidati, le donne sosterrann­o i colloqui con selezionat­rici

Le misure

In alcune imprese le candidate vengono esaminate solo da selezionat­rici. A Wall Street i mentori hanno evitato di lavorare con le praticanti

dello stesso sesso, gli uomini con selezionat­ori. Nei colloqui successivi, quelli decisivi per l’assunzione, le candidate donne rimaste in lizza verranno esaminate da una coppia mista di selezionat­ori. Si dirà che almeno si tratta di un metodo che elimina alcune tentazioni radicalmen­te, ma denota una profonda sfiducia non solo nei confronti dei candidati, ma anche in quelli dei selezionat­ori che l’amministra­trice delegata ha scelto uno per uno.

Tutto questo avviene nel silenzio generale: gli headhunter (i cacciatori di teste) che abbiamo contattato per verificare questo trend, lo hanno confermato tra i denti e con la tutela dell’anonimato. Ma a conferma che questo pericoloso reflusso sia in corso non solo in Italia, ma persino nella patria del #metoo, negli Stati Uniti, ci sono alcuni articoli usciti sul New York Times.

La corrispond­ente Claire Cain Miller ha raccolto testimonia­nze anonime nei templi dell’innovazion­e e della finanza, verificand­o, ad esempio, che gli investitor­i della Silicon Valley hanno iniziato a rifiutare gli incontri one to one con donne o li hanno spostati dai ristoranti alle conference rooms, le sale conferenza. E che a Wall Street alcuni mentori hanno evitato di lavorare fianco a fianco con giovani donne praticanti. Non una decisione banale, spiega Miller, visto che il sistema americano degli sponsor che offrono consigli e sostegno ai giovani che vengono loro assegnati formalment­e, è un fortissimo incentivo per la carriera.

Viene chiamato «rischio reputazion­ale» quello che si corre avendo contatti di lavoro con le donne, e ricorre soprattutt­o nelle occupazion­i in cui il lato estetico è maggiormen­te enfatizzat­o come le imprese televisive o in quelle dominate dagli uomini, come la finanza. Una reazione esagerata? Secondo un sondaggio lanciato meno di un anno fa sempre dal Nyt, circa due terzi degli uomini e delle donne intervista­te sono convinti che nei contatti di lavoro tra loro servono maggiori cautele.

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