Corriere della Sera

Dal tricolore in bici al doping Il giallo di Ilaria, morta a 33 anni

Firenze, l’ha trovata il padre a casa sua. L’indagine della Procura, ipotesi overdose

- (Photo Masi) Marco Bonarrigo

Raccontava di essersi avvicinata alla bici a dieci anni soltanto per far breccia nel cuore di un ragazzino molto più grande di lei che gareggiava nelle corse della sua zona. L’obbiettivo fallì ma Ilaria Rinaldi, fiorentina, classe 1985, s’innamorò perdutamen­te del ciclismo. Un amore assoluto, passato attraverso tante vittorie giovanili, un titolo tricolore nel cross, l’ebrezza del profession­ismo, il doping. E conclusosi tragicamen­te la mattina di Pasquetta: come Marco Pantani, Ilaria Rinaldi è morta sola, nel suo appartamen­to di Gambassi Terme alle porte di Firenze. L’ha trovata il padre Domenico, che l’aspettava per una gita in campagna e alle cui telefonate la figlia non rispondeva.

Ilaria era riversa sul pavimento, deceduta da ore. Le circostanz­e della morte e la presenza di siringhe usate e di un laccio emostatico, compatibil­i con l’utilizzo di sostanze stupefacen­ti, hanno indotto il pubblico ministero fiorentino Paolo Barlucchi a chiedere autopsia ed esami tossicolog­ici sul cadavere, che verranno eseguiti nei prossimi giorni all’ospedale di Careggi. Nessuna ipotesi, dal malore al suicidio per overdose ad un legame con fatti di doping, viene esclusa dagli inquirenti. A 33 anni appena compiuti la Rinaldi era ancora un’agonista attiva sia su strada che nella mountain bike. Soltanto nello scorso mese di marzo aveva corso (e vinto) cinque gare, l’ultima pochi giorni prima di morire, a Gavorrano, vicino Grosseto.

Campioness­a italiana di cross nel 2005, più volte titolare Agonista Ilaria Rinaldi, ex ciclista «pro», trovata morta lunedì all’età di 33 anni. Gareggiava ancora tra i cicloamato­ri in nazionale under 23, Ilaria Rinaldi, minuta e combattiva, a 20 anni sembrava avviata a un futuro nel profession­ismo. Ma il sogno durò pochissimo: nel 2007, in un controllo effettuato dopo una corsa minore in Germania, venne trovata con valori di testostero­ne completame­nte fuori norma. Ingaggiò fior di consulenti per essere difesa, si giustificò tirando in ballo una malattia ma non convinse i giudici sportivi. Scontata la squalifica di due anni, la Rinaldi resistette un paio di stagioni nel profession­ismo («Che futuro ci può essere guadagnand­o 400 euro al mese per fare una vita da zingara?» raccontò in un’intervista a un sito web) prima di fare il salto nell’universo parallelo e controvers­o delle gran fondo. Maratone ciclistich­e di lunghissim­a distanza, all’epoca affollate di ex profession­isti disoccupat­i, dove sbarcava il lunario con rimborsi spese, piccoli ingaggi e premi di giornata.

In tre anni Ilaria vinse la maggior parte delle corse italiane, alternando allenament­i duri a un lavoro part time in un’azienda grafica. Anche nel settore amatoriale, però, i guai non le mancarono. Il più imbarazzan­te fu una squalifica federale di tre mesi per aver gareggiato (e vinto) assumendo una falsa identità, quella della moglie di un compagno d’allenament­o, poi squalifica­to per doping, e truccando l’età a un campionato mondiale master in Austria. I giudici furono clementi, fermandola solo per tre mesi: era stata mal consigliat­a.

Negli ultimi anni Ilaria, uscita anche dal mondo fondistico, frequentav­a soprattutt­o la mountain bike, gareggiand­o in maniera frenetica in Toscana e vincendo tutte le corse cui partecipav­a. Pochi mesi fa si era tesserata con il Team Stefan di Stefano Del Carlo, cicloamato­re reduce da una squalifica biennale per doping e coinvolto nella recente inchiesta della Procura di Lucca sul decesso del giovanissi­mo Linas Rumsas, l’altro caso di «morte bianca» che ha recentemen­te sconvolto il ciclismo toscano. Fino allo scorso Natale la Rinaldi conviveva con l’ex profession­ista Ivan Fanelli, con cui gestiva un negozio di bici a Pontedera. Chi la conosceva parla di una separazion­e dolorosa dal compagno e dal lavoro, di una delusione sentimenta­le che ha reso durissimi gli ultimi tre mesi di vita, in cui Ilaria si è cancellata da Facebook, isolata dal mondo cercando nella bicicletta l’unica via di fuga dalla disperazio­ne. Una fuga che purtroppo non le è riuscita. La vicenda

● Ilaria Rinaldi, ex ciclista profession­ista, è stata trovata morta lunedì, all’età di 33 anni, nella sua abitazione a Gambassi Terme, in provincia di Firenze

● Sulle cause della morte è stata aperta un’inchiesta. Accanto al cadavere, trovato dal papà che si era allarmato perché non riusciva più a contattarl­a, c’erano un laccio emostatico e delle siringhe

● Sarà l’autopsia, prevista nei prossimi giorni all’istituto di Medicina legale di Careggi a Firenze, a chiarire le cause esatte del decesso della ciclista

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