Corriere della Sera

«Grinta e sorrisi Caduta nel baratro si era rialzata»

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FIRENZE «Quando ho saputo di Ilaria non ci volevo credere. Aveva un grande futuro quella ragazza dal sorriso di bambina, il doping l’aveva fermata, e non riesco ancora a capire come ci era finita dentro. Ma poi aveva avuto il coraggio di combattere, scontare la pena con dignità e tornare in sella più motivata di prima».

Piero Fanini, team manager della società ciclistica femminile di famiglia intitolata alla sorella Michela scomparsa in un incidente stradale, ha ancora nelle mente il ricordo della prima volta, quando Ilaria Rinaldi arrivò trionfante nel suo team.

«Aveva poco più di vent’anni — racconta — ed era appena passata dai dilettanti ai profession­isti. La guardai negli occhi e vidi in lei qualcosa di diverso. Credo che avrebbe potuto diventare una campioness­a e non soltanto perché aveva già un palmares di prestigio e stava entrando nel giro della nazionale, ma per l’impegno e la grinta che ci metteva».

Piero si ferma un momento, quasi si commuove. Poi descrive Ilaria così: «Era gregaria e leader». Due parole opposte, un ossimoro nel mondo del ciclismo. «E invece lei riusciva a sintetizza­re al massimo queste due qualità — spiega ancora Piero Fanini —. Si metteva a disposizio­ne del capitano con grande umiltà, ma allo stesso tempo riusciva a dare grinta a tutta la squadra. Con la forza della sua pedalata — straordina­ria quella in montagna — e della simpatia, indimentic­abile. Era una forza della natura».

Fanini ha conosciuto Ilaria Rinaldi prima e dopo il baratro del doping. Come ha fatto a perdersi una ragazza così?

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Dirigente Piero Fanini, 38 anni, manager della squadra «Michela Fanini»

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