Corriere della Sera

LA NUOVA RIVOLUZION­E DI DE MAGISTRIS: CONTRO DEBITI E SANZIONI

- di Marco Demarco @mdemarco55

Il destino di de Magistris è tutto dentro le profezie di due De Luca. Vincenzo, il governator­e, gli ha dichiarato guerra perché lo teme come avversario alle prossime regionali del 2020: «È il peggiore amministra­tore d’italia». Erri, lo scrittore, lo porta a modello nazionale di correttezz­a amministra­tiva: «Ha impedito di fare man bassa del denaro pubblico».

Nel frattempo i fatti incombono. C’è un primo debito pendente sul Comune di Napoli che risale al terremoto del 1980, quando de Magistris aveva ancora i pantalonci­ni corti. Poi ce n’è un altro provocato dall’emergenza rifiuti, quando l’attuale sindaco faceva ancora il pm. Infine, c’è una sentenza della Corte dei conti che è arrivata con l’uovo di Pasqua: il colpo di grazia. Stabilisce che il Comune ha sforato il patto di Stabilità da settembre 2015 fino a ottobre 2016, e commina una sanzione sotto forma di minori trasferime­nti statali. In totale, tra ciò che deve allo Stato e ciò che non avrà, la città accusa un danno di 236 milioni. Quanto basta per caricare a molla il sindaco «ribelle». Sulla sanzione, de Magistris ha poco da dire, tant’è che si trincera dietro i tecnicismi del caso contabile. Sui debiti, invece, ha ragioni da vendere, e infatti ne vende in abbondanza sia su Facebook sia nelle piazze di Roma e Napoli. Già sulla barricata, il sindaco parla di «meteoriti istituzion­ali» piovute sulla città e di «violenza politica» a cui rispondere colpo su colpo. Nel frattempo, prova a salvarsi mettendo in bilancio la vendita del Palazzo comunale e dell’ippodromo di Agnano. E si giustifica spiegando che così eviterà ogni forma di «macelleria sociale» o cessioni ben più clamorose come lo stadio San Paolo e, in alternativ­a, l’azienda dei trasporti. Nelle battaglie campali, de Magistris ha sempre dato il meglio di sé, come quando si è fatto rieleggere promettend­o la «derenzizza­zione» della città. Ma ora? Contro, questa volta, il sindaco non ha solo il Pd e il centrodest­ra. Ha anche i Cinque Stelle di Fico e Di Maio non più disposti a desistenze di fatto. E una città che, grata per i turisti sul lungomare, ora vorrebbe anche trovare i bus alle fermate.

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