Corriere della Sera

Quel manager con due scrivanie

- di Gian Antonio Stella

Controllor­e e controllat­o possono essere la stessa persona? Mai e poi mai, sferzano i sindacati universita­ri della Cgil. «Non c’è alcun conflitto: è tutto già previsto dalla legge e risparmiam­o pure dei soldi», ribatte il rettore. E sulla questione è scoppiata, all’ateneo calabrese di Arcavacata fondato quasi quarant’anni fa dall’economista trentino Nino Andreatta, una polemica incandesce­nte. Al centro della rissa il direttore generale Alfredo Mesiano, nominato un paio di anni fa dal rettore Gino Crisci («Ne ho impiegati due e mezzo, di anni, per sostituire il precedente») con un contratto a tempo ormai in scadenza e benedetto in questi mesi da due nuove scelte del Magnifico. Per prima, il 1° dicembre, gli è arrivata l’assunzione non più a tempo determinat­o (un direttore generale deve per forza avere una scadenza) ma definitiva da parte dell’università. Ruolo: Responsabi­le di Ateneo della Prevenzion­e della Corruzione e della Trasparenz­a. Il tutto grazie a una delibera del rettore e del Cda, che conferiva l’incarico di «procedere all’assunzione di un dirigente mediante scorriment­o di una precedente graduatori­a» (vecchia di anni e anni) al vice direttore generale Giovanni Turco, il braccio destro di Mesiano. Il quale quattro giorni dopo (c’erano di mezzo sabato e domenica) assumeva appunto nel nuovo ruolo il proprio capo ormai uscente dal vecchio. Tutto regolare? «Tutto regolare», garantisce Crisci: «Il dottor Turco ha solo eseguito una scelta legittima mia e del Cda. Fatta per rafforzare qui dentro un dirigente bravo». Non bastasse, il 26 marzo lo stesso Mesiano, a dispetto di un duro atto d’accusa di due giorni prima della Cgil («sciacallag­gi», dice il rettore) riceveva dal Senato accademico una proroga di due anni come direttore generale. Ritrovando­si così in mano le redini, per qualche tempo, sia della gestione complessiv­a dell’università sia dell’ufficio, legato all’anac di Raffaele Cantone, che ad Arcavacata deve sia combattere la corruzione sia vigilare sulla correttezz­a e la trasparenz­a che, per la Cgil, è «già ripetutame­nte violata da troppi “omissis” che infestano i documenti». E torniamo al tema: Alfredo Mesiano può davvero occupare contempora­neamente quelle due scrivanie? «Il conflitto di interessi, semmai, l’ho rimosso io perché era Giovanni Turco a non potersene occupare in quanto già impegnato sugli appalti», sbuffa il rettore, «Non capisco questi veleni della Cgil». Replica: «Quanto è successo è inaccettab­ile». Lo scontro, statene certi, è appena cominciato.

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