Dall’olio all’inox, i 100 anni di Amenduni re dell’acciaio
Quando nacque, la Grande guerra non era ancora finita. Nato e affermatosi al Sud, ha passato l’ultima metà della sua vita al Nord. Da Bari a Vicenza, dalle macchine per la raccolta delle olive all’acciaio. La vita di Nicola Amenduni, imprenditore che oggi compie 100 anni, è la migliore rappresentazione dell’italia. Dell’italia che di giorno lavorava e di notte studiava. Che progettava e inventava. E che è cresciuta con il boom economico. Ma anche eliminando gli sprechi, come quando Amenduni sostituiva la matita usata dei suoi dipendenti solo dopo essersi accertato che quella precedente fosse diventata un mozzicone.
Oggi Amenduni, alla sua età, continua ad occuparsi del gruppo, dopo essere stato socio dell’ilva, di Mediobanca e Generali. Ed è ancora felicemente sposato con la moglie Maria Gresele che rappresenta la sliding door nella vita dell’imprenditore nato a Bari il 4 aprile del 1918. Il padre aveva fondato, nel 1905, la Michele Amenduni & c., azienda specializzata nella fabbricazione di macchine per la raccolta delle olive e per la lavorazione dell’olio. L’ingresso in azienda di Nicola è molto precoce, a 11 anni. E nel 1933, a soli 15 anni, inizia a lavorare in pianta stabile in azienda (mentre frequenta la scuola) a causa di una malattia del padre. Il giovane Amenduni inizia a progettare e a realizzare macchine olearie innovative, come le superpresse in blocchi di acciaio inossidabile. Un materiale che fu «galeotto» nella sua storia d’amore: per la fornitura dei blocchi, nel 1952 Amenduni si rivolge alle Acciaierie Valbruna di Vicenza di Ernesto Gresele. Che nel 1956 ricambia le frequenti visite di Amenduni con un viaggio a Bari, con famiglia al seguito. Sotto la Basilica di San Nicola Amenduni conosce Maria, di 7 anni più giovane, che nel 1957 diventerà sua moglie. La coppia si stabilisce a Bari, ma per poco: nel 1958 il suocero chiama Nicola a Vicenza per fargli guidare le Acciaierie da un miliardo di lire di fatturato e 244 occupati. Oggi i dipendenti sono decuplicati (2.410) e il fatturato è vicino al miliardo di euro (873 milioni), quasi 2 mila volte più grande. Grazie a un innovatore arrivato dal Sud.