Progettare in silenzio, progettare il silenzio
Niente suoni e molti messaggi nel numero in uscita oggi di «Domus», diretto da Michele De Lucchi
Il nuovo numero di «Domus», quello di aprile in edicola da oggi, spalanca le porte al silenzio. La storica rivista di architettura e design, fondata da Gio Ponti nel 1928 e cresciuta nel segno di Gianni Mazzocchi, per il quarto appuntamento della stagione diretta da Michele De Lucchi ha in qualche modo scelto una via fuori dagli schemi, quella del silenzio, scelta intrigante perché viene oltretutto a coincidere con uno degli appuntamenti più importanti e più movimentati (e quindi meno silenziosi) dell’intera stagione del design: la 57ª edizione del Salone del Mobile di Milano (17-22 aprile). A cui è dedicato «Domus Paper», il tabloid allegato realizzato in occasione della rassegna milanese che vuole raccontare il futuro del progetto attraverso dieci parole chiave (tempo, visual, nuovi materiali, arredo, cibo, acqua, intelligenza, salute, automazione e, appunto, silenzio).
Quello proposto da «Domus» sarà un silenzio molto vivace, declinato negli infiniti modi della creatività contemporanea: nell’architettura, in primis quella dei luoghi religiosi (la chiesa di Alvaro Siza) e del concetto di minimalismo (l’assenza di decori). E poi la moda e la fotografia «a sottolineare la forza dirompente di una comunicazione visiva che non produce suoni ma emette messaggi»(gli scatti firmati da Issey Miyake). Fino al sacro silenzio del teologo Vito Mancuso e allo spazio visto come luogo in cui vige il silenzio assoluto.
Un silenzio siderale certificato dall’intervista a Simonetta Di Pippo, astrofisica, direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello spazio extra-atmosferico.