Falstaff è un sessantottino Berlino applaude Martone
Tredici minuti di applausi e ovazioni da far tremare la Staatsoper di Berlino appena rinata dopo 7 anni di restauri. Accoglienza straordinaria per il Falstaff verdiano, nuova edizione di Mario Martone, scene di Margherita Palli, Daniel Barenboim sul podio. «È stato entusiasmante lavorare con lui. Per passione teatrale, statura umana e civile, Daniel mi ricorda Claudio Abbado» assicura Martone. L’intesa è scattata immediata. «Abbiamo lavorato in un clima da laboratorio riportando l’azione a un presente dove Falstaff, un fantastico Michael Volle, è un sessantottino rimasto tale, incurante che il mondo intorno sia cambiato. Un vecchio Don Giovanni anarchico, seduttore seriale». Le Osterie della Giarrettiera non esistono più, e allora sir John finisce in un centro sociale, mentre le Comari sguazzano nella
piscina di una villa un po’ cafona, dove mrs. Quicky (Daniela Barcellona) canta con Alice Ford (Barbara Frittoli) in costume da bagno e Nadine Sierra (Nanette) sfoggia il bikini. Quanto al famoso tuffo nel Tamigi, è traslocato in uno dei tanti canali di Berlino e il mascheramento finale in un club per scambisti. «La regia lirica oggi si dibatte tra tradizione e tradimento — riflette Martone —. L’opera è fatta di libretto e partitura e il regista deve confrontarsi con entrambi. Se lo fa seriamente, non ci sono limiti alla libertà». Certo, in Germania le interpretazioni audaci sono più in voga. «Non ho mai usato metri diversi a seconda dei teatri. Alla Scala ho trasferito il medioevo di Oberto conte di San Bonifacio sullo sfondo di Gomorra e La cena delle beffe in una Little Italy anni 20...».