Corriere della Sera

Caso dj Fabo, per il governo l’aiuto al suicidio è un reato

Ieri la scelta di costituirs­i parte civile nel processo. Cappato: «Mossa politica ma noi andiamo avanti»

- di Margherita De Bac Piccolillo Sarzanini, Tebano

Nell’ultimo giorno utile per costituirs­i davanti alla Corte costituzio­nale, il governo Gentiloni decide di difendere la legittimit­à del reato di aiuto al suicidio contestato a Marco Cappato, l’esponente dei Radicali a processo sulla morte del dj Fabo. Su Facebook la reazione di Cappato: «Con Filomena Gallo rispettiam­o la scelta politica del governo. Noi comunque andiamo avanti. Il Parlamento ora discuta la nostra legge popolare Eutanasia legale che attende da oltre 4 anni».

Era l’ultimo giorno per costituirs­i davanti alla Corte Costituzio­nale. E il governo Gentiloni ha rotto gli indugi: difenderà la legittimit­à del reato di aiuto al suicidio contestato a Marco Cappato, esponente dei Radicali, nell’ambito del processo sulla morte del dj Fabiano Antoniani, in arte Fabo. Lui reagisce con un post su Facebook: «In Corte costituzio­nale troveremo l’avvocatura di Stato? Con Filomena Gallo rispettiam­o la scelta politica del governo. Noi comunque andiamo avanti. Il Parlamento ora discuta la nostra legge popolare Eutanasia Legale che attende da oltre 4 anni! #Liberifino­allafine».

Cappato accompagnò dj Fabo in una clinica svizzera dove è morto nel febbraio del 2017 ricorrendo al suicidio assistito, consentito dalla legislazio­ne elvetica e non da noi come tutte le forme di eutanasia. La Corte di Assise di Milano lo scorso febbraio aveva deciso di trasmetter­e gli atti alla Consulta affinché si esprimesse sull’articolo 580 del codice penale, datato al 1930, che punisce l’istigazion­e al suicidio. A dare notizia della scelta del governo è stata Filomena Gallo, segretario nazionale dell’associazio­ne Luca Coscioni e coordinatr­ice del collegio di difesa di Cappato che dieci giorni fa aveva promosso un appello sottoscrit­to da 15 mila cittadini che chiedeva all’esecutivo di non intervenir­e.

Per la Gallo «è una scelta legittima e pienamente politica. Avrebbero potuto però accogliere il nostro appello. Non cambiamo obiettivo: vogliamo far prevalere contro la lettera del codice penale del 1930 i principi di libertà e autodeterm­inazione riconosciu­ti dalla Costituzio­ne italiana e dalla convenzion­e europea dei diritti umani». L’associazio­ne di cui fa parte anche Mina Welby, nome storico nella battaglia a favore dell’eutanasia, ribadisce la convinzion­e che Fabiano Antoniani dovesse ottenere il Italia l’assistenza ricevuta in Svizzera. Hanno chiesto di sostenere la costituzio­nalità della norma tre associazio­ni pro life: Movimento per la Vita, Vita è e Centro studi Rosario Livatino.

«La decisione del governo di costituirs­i in giudizio davanti alla Consulta è un grave errore, e lo dico da cattolico», commenta Stefano Pedica (Pd): «Chi è costretto a vivere nelle condizioni di Dj Fabo ha il diritto di mettere fine alle proprie sofferenze». Duro anche Nicola Fratoianni (LEU),

In Corte costituzio­nale troveremo l’avvocatura di Stato? Con Filomena Gallo rispettiam­o la scelta politica del governo ma noi andiamo avanti Il Parlamento ora discuta la nostra legge popolare Eutanasia Legale che attende da oltre 4 anni!

L’accusa

Il politico è imputato per averlo aiutato a raggiunger­e una clinica svizzera

che definisce l’iniziativa «un atto ipocrita, specie alla luce della legge sul fine vita. La doppia morale è purtroppo tipica di una certa politica del Paese. Avrebbero dovuto rispettare la volontà di Fabo». Welby reagisce: «È un grave passo indietro dell’italia sul fronte dei diritti. Una persona che si trova nelle condizioni di Fabo deve poter chiedere di andarsene. L’articolo 580 non ha più senso di esistere». Proprio in questi giorni sono state pubblicate in Gazzetta Ufficiale le indicazion­i per attuare la legge sul biotestame­nto, approvata pochi mesi dopo l’addio di Fabo.

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In tribunale Marco Cappato, 46 anni, a Milano durante un’udienza del processo

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