Consultazioni su conti e Ue
Ieri al via con Casellati e Fico. Dal leader di Leu Grasso aperture al Movimento Lega, FI, M5S e dem oggi al Colle. Mattarella chiede fedeltà ai vincoli europei
Il capo dello Stato, che in questo primo giro di consultazioni oggi vedrà i leader dei partiti principali, dalla Lega, ai Cinque Stelle, dal Pd a FI, si concentrerà sui vincoli europei. Da intendersi come vincoli economici, a partire dal rispetto dei conti pubblici in base ai parametri dell’eurozona, e vincoli politici, vale a dire la fedeltà ai trattati dell’unione. Materie sulle quali il Paese non può permettersi di alimentare incertezze, restando in surplace troppo a lungo.
Se Sergio Mattarella voleva verificare il grado d’intransigenza con cui i partiti si dispongono a negoziare la nascita di un governo, ieri ha avuto la prima prova di quanto sia difficile superare certe indisponibilità di fatto a ogni mediazione. Atteggiamenti di aprioristica avversione a ogni anche parziale rinuncia — presupposto per qualsiasi dialogo — che alimentano l’incomunicabilità di questi giorni e lo stallo misurato già all’esordio delle consultazioni.
Infatti, il presidente ha sentito ripetere perfino da esponenti dei gruppi politici più piccoli il frusto schema dei distinguo e del «ci stiamo a trattare, purché si condivida il nostro programma», come ha detto Pietro Grasso per conto di Liberi e uguali, socchiudendo la porta ai grillini. Se questa è l’aria che tira, e sommando le rincorse alle esclusioni dei 5 Stelle (no a Berlusconi, no a Renzi), figuriamoci che cosa c’è da aspettarsi per oggi, quando nello studio alla Vetrata si alterneranno i veri competitori della partita: Pd, Lega, Forza Italia e, appunto, 5 Stelle. E per quanto sia probabile che al termine di questo primo giro il capo dello Stato registri una vasta contrarietà a tornare subito al voto — se non altro per l’istinto di sopravvivenza di un Parlamento appena insediato — dal suo punto di vista tutto ciò non può bastare. Serve ben altro per superare la fase critica aperta il 4 marzo.
Ecco perché, specie con i big di questa sfida, Mattarella si concentrerà su un punto, dei due al centro del suo consulto (che sono, com’è ovvio, l’esistenza di maggioranza autosufficiente e la condivisione di un programma non minimalista). Ossia i vincoli europei. Da intendersi come vincoli economici, a partire dal rispetto dei conti pubblici in base ai parametri dell’eurozona, e vincoli politici, vale a dire la fedeltà ai trattati dell’unione. Materie sulle quali il Paese non può permettersi di alimentare incertezze, restando in surplace troppo a lungo. È dunque qui che potrà ponderare le eventuali incompatibilità rispetto a quello che si definisce «interesse nazionale». Obiettivo su cui il capo dello Stato non intende transigere.
La sfida più grossa è questa. Ci piacciano o meno le regole che reggono l’ue, almeno fino a quando non la si riformerà, cosa ormai vicina, dato il voto continentale del 2019. Pertanto è probabile che il presidente, mentre esorterà i potenziali «soci» (chiunque alla fine siano) di un’auspicabile maggioranza a individuare una strada percorribile per rendere realizzabili le promesse della campagna elettorale, segnalerà il bisogno di un compromesso tra politica ed economia.
Questione urgente. Basta riflettere sugli ultimi dati Istat, che rivedono in peggio i conti italiani del 2017, riducendo i margini di manovra del futuro governo. Tema di cui avrà sicuramente parlato con il suo predecessore, Giorgio Napolitano. Oggi si balla, ed è scontato il rinvio a un secondo giro, tra martedì e mercoledì prossimi.