Lei lo protegge, uccisi entrambi I sospetti sul fratello tradito
La vittima in passato era legata al clan dei Madonia. In serata due interrogati
Un’anonima sala slot dove un tempo c’era un pub, in un centro commerciale alla periferia di Caravaggio. E una coppia uccisa, a terra, alle 18.15, vicino alle macchine da gioco e a pochi bicchieri con un drink appoggiati a un tavolino: lei è un’impiegata di un’impresa edile, Maria Rosa Fortini, di 40 anni, lui invece fa l’artigiano, si chiama Carlo Novembrini, 51 anni, un passato che sembra uscito da un film di mafia. All’inizio degli anni 90 era stato al centro di più inchieste in cui gli investigatori l’avevano identificato con certezza come un «picciotto» di Cosa nostra, giovanissimo affiliato del clan Madonia, protagonista di taglieggiamenti a più commercianti di Gela: a vent’anni era un esperto, nella richiesta del pizzo.
Sembrano esserci tutti gli elementi, sul duplice omicidio di Caravaggio, con la Fortini e Novembrini uccisi da almeno due colpi di pistola ciascuno all’interno della sala slot, per pensare a un’esecuzione della criminalità organizzata. E invece, il killer si è mosso in modo quasi spregiudicato, senza nessuna cura di non lasciare indizi: è arrivato al centro commerciale a bordo di una Panda bianca, con una donna in auto, l’ha lasciata nell’abitacolo, è entrato nel locale a passo svelto e, appena incrociato lo sguardo di Novembrini, ha sparato senza pensarci. Solo Maria Rosa Fortini, forse con un attimo di anticipo, ha notato l’assassino e il suo sguardo, lanciandosi nell’ultimo tentativo di coprire il compagno con il corpo. È morta anche lei, ma sarebbe stata comunque un obiettivo del killer, che le ha poi sparato anche una seconda volta.
Probabilmente ha riconosciuto l’uomo con la pistola in mano, l’impiegata di 40 anni. Perché quello della sala slot,
L’omicida si è mosso in modo spregiudicato, senza nessuna cura di non lasciare indizi: è arrivato al centro commerciale a bordo di una Panda bianca, con una donna
in mezzo alla gente che affollava il locale e il vicino centro commerciale, è stato con ogni probabilità un omicidio passionale, ma maturato in famiglia: il ricercato numero 1, il killer che arriva in Panda insieme a una donna e poi fugge con lei dopo averla lasciata in auto mentre va ad ammazzare, potrebbe essere proprio un fratello di Novembrini. Un delitto d’onore, a viso aperto, di chi non può perdonare: sembra, ma si tratta al momento di un’indiscrezione, che il fratello della vittima avesse scoperto di recente un vecchio tradimento dell’ex moglie proprio con lui, la persona con cui era cresciuto. Sarebbe andato ad assassinarlo senza pensarci troppo, utilizzando la sua auto, con tanto di targa a suo nome, e portandosi dietro una ragazza.
Nessuna remora. Più giovane della vittima, il fratello, riconosciuto dai carabinieri del nucleo investigativo quasi con certezza, grazie alle telecamere della sala slot Gold Cherry, sarebbe arrivato al centro commerciale con giubbotto azzurro elettrico legato alla vita, e scarpe rosse. Nel giro di pochi secondi, dopo l’omicidio, è tornato alla Panda bianca, allontanandosi a quanto pare in direzione di Brescia. E altrettanto rapidamente, poco dopo l’allarme del titolare della sala slot, è scattata la diramazione delle ricerche da
Il video L’assassino aveva un giubbotto azzurro elettrico legato alla vita e delle scarpe rosse
parte della centrale operativa dei carabinieri di Treviglio. Fino a tarda sera, però, i posti di blocco disseminati sulle strade della Bassa Bergamasca, del Cremasco e del resto della Lombardia, non avevano consentito di rintracciare né la Panda bianca e nemmeno un uomo somigliante al killer in fuga da Caravaggio: capelli neri pettinati all’indietro, magro e altezza di un metro e 75 circa. Mentre alla Gold Cherry sono proseguiti i rilievi sul duplice omicidio, tra grandi chiazze di sangue, tavolini da bar e slot machine ormai ferme. In tarda serata la notizia dalla caserma di Treviglio: è in corso l’interrogatorio della coppia identificata dal fotogramma preso nel centro commerciale.