Dazi, per l’america una guerra da 800 miliardi
Trump: niente scontro con la Cina ma non si può continuare così. Borse giù poi il recupero
Per Donald Trump la «guerra commerciale con la Cina è già stata persa molti anni fa dagli stupidi, incompetenti rappresentanti degli Stati Uniti». Adesso non si può fare altro: «abbiamo un deficit di 500 miliardi di dollari, più altri 300 miliardi per furti della proprietà intellettuale». Insomma, una «guerra» combattuta di malavoglia e per necessità. Ma intanto l’escalation continua. Il Dipartimento del Commercio ha diffuso l’altra sera la mappa di 1300 prodotti made in Cina: verranno penalizzati con un dazio del 25% per un controvalore di 50 miliardi di dollari. L’elenco comprende soprattutto articoli con un contenuto tecnologico: macchinari, materiale per l’aviazione e per le ferrovie, apparecchi medicali, chimici. Esclusi, invece, i generi di larga diffusione come vestiti, scarpe e mobili, per evitare un contraccolpo sulla ripresa dei consumi.
Questa volta la risposta di Pechino è immediata. Il governo ha fatto sapere che sta preparando la sua lista nera: 106 voci dell’import dagli Usa da colpire con una tariffa simmetrica, 25%, e per lo stesso valore, 50 miliardi di dollari. La controffensiva è pesante, perché tocca i maggiori esportatori americani. Big dell’aeronautica come la Boeing, o della meccanica, come Caterpillar. Oppure i produttori di soia degli Stati del Midwest, a cominciare dall’iowa.
In apertura le Borse mondiali hanno sofferto per l’ennesimo strappo. Poi hanno un po’ recuperato nel finale. Milano ha perso lo 0,3%, Wall Street ha galleggiato appena sotto la parità.
Gli investitori pensano, o sperano, che ci siano ancora i margini per un negoziato. La nuova ondata di dazi americani potrebbe entrare in vigore dopo l’11 maggio: da qui ad allora l’amministrazione raccoglierà le obiezioni delle industrie americane. E gli ottimisti trovano conforto nelle parole pronunciate dal nuovo consigliere economico della Casa Bianca, Larry Kudlow, subentrato all’ex Goldman Sachs, Gary Cohn: «Le tariffe potrebbero anche non essere applicate. Fanno parte di un processo. Lo sapete che nella vita ci sono le carote e i bastoni. Le intenzioni del presidente Trump vanno prese sul serio, ma alla fine lui è un sostenitore del libero commercio. E vuole risolvere questo problema con il minimo dei danni».
Wilbur Ross, il ministro del Commercio, aggiunge in un’intervista alla Cnbc: «Non stiamo entrando nella Terza Guerra mondiale e d’altronde anche nelle guerre in cui ci si spara, si arriva alla fine a trattare».
Pechino, per ora, mantiene toni duri. Il ministero del Commercio cinese «condanna con forza» l’iniziativa di Washington e l’ambasciatore cinese al Wto, (l’organizzazione mondiale del commercio) Zhang Xiangchen annuncia ricorso, sostenendo che i dazi siano «un’intenzionale ed evidente violazione dei principi di non discriminazione».