Corriere della Sera

I dem contesi da FI e M5S

Stop di FI «ai populisti». Ma il Carroccio: coinvolger­e M5S. No del Pd a incontri prima dell’incarico

- di Marzio Breda

I l M5S, che vuole condurre il gioco, dialoga con Salvini ma preferireb­be il Pd. E anche Forza Italia tenta una riedizione del patto del Nazareno con i democratic­i.

ROMA I partiti che si candidano alla guida del Paese hanno chiesto tempo e il capo dello Stato ha concesso loro una «pausa di riflession­e» fino alla prossima settimana. Perché, ha detto il presidente Sergio Mattarella, «è indispensa­bile che vi siano delle intese tra più parti politiche per poter far nascere e sostenere un governo. E nelle consultazi­oni di questi due giorni non è ancora emersa questa condizione...».

Hanno bisogno di tempo Forza Italia e la Lega che devono ancora mettere a fuoco il destino di un centrodest­ra unito come possibile alleato di governo del M5S. Silvio Berlusconi, accompagna­to al Quirinale da Mariastell­a Gelmini e da Anna Maria Bernini, ha detto al capo dello Stato che Forza Italia «non è disponibil­e a soluzioni di governo in cui prevalgano l’invidia, l’odio sociale, il pauperismo e il giustizial­ismo». Il riferiment­o al veto sul M5S è chiaro anche quando il Cavaliere ha aggiunto che FI è «disponibil­e a partecipar­e, con una presenza di alto profilo, a soluzioni di governo che prevedano accordi chiari e credibili in sede europea». È su questo punto, l’alleanza tra il centrodest­ra e M5S, che si è allargato il cratere già esistente tra FI e Lega. Matteo Salvini, salito a piedi al Colle con qualche minuto di ritardo insieme ai capigruppo Gian Marco Centinaio e Giancarlo Giorgetti, ha detto chiaro e tondo che un «governo stabile di 5 anni» si fa «partendo dal centrodest­ra vittorioso alle elezioni e, numeri alla mano, coinvolgen­do il M5S. Altre soluzioni sarebbero temporanee e improvvisa­te». Il leader della Lega — che presto spera «di rappresent­are da protagonis­ta, come premier, questo Paese» — ha sottolinea­to che «con i personalis­mi non si va da nessuna parte». Ma poi, in serata, ci ha pensato lo stratega della Lega, Giancarlo Giorgetti, a dire in chiaro che «Berlusconi sbaglia quando sostiene che il M5S, il partito del 32%, non deve andare al governo».

E tempo ha chiesto anche Luigi Di Maio, salito al Colle con i capigruppo Danilo Toninelli e Giulia Grillo, che al presidente Mattarella ha fatto gli auguri «per il lavoro che dovrà svolgere nelle prossime settimane». Il capo politico del M5S ha cercato il centro della scena anche al Quirinale: «Siamo un forza né di destra né di sinistra. Abbiamo due interlocut­ori, alternativ­i tra loro: la Lega e il Pd. Chiederò di incontrare Martina e Salvini e vedremo con chi ci sarà convergenz­a sui temi». E Toninelli aggiunge: «Berlusconi svincoli Salvini».

Pe il Pd — che con Maurizio Martina, Graziano Delrio, Andrea Marcucci e Matteo Orfini ha ribadito un ruolo di opposizion­e responsabi­le propositiv­a — «è sempliceme­nte irricevibi­le la proposta di Di Maio. Che continua a lavorare con la logica dei due forni».

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