Corriere della Sera

«I populisti alleati instabili»

Il filosofo de Benoist: M5S sociale, Lega liberale. Sono diversi

- di Stefano Montefiori

«Un patto Lega e M5S sarebbe solo provvisori­o. Sono diversi, gli uni liberali, gli altri sociali. In Italia prevedo cattive soluzioni». Così, al Corriere, il filosofo francese de Benoist. a pagina 4

PARIGI «La fine del paradigma destra-sinistra è legata alla crisi della democrazia liberale e dei vecchi partiti di governo, e all’avanzata dei movimenti populisti in tutta l’europa. In Italia il Movimento Cinque Stelle è forse quello che corrispond­e meglio alla definizion­e di movimento populista, con tutte le sue ambiguità».

Il 74enne intellettu­ale francese Alain de Benoist anticipa al Corriere i temi del dibattito di oggi alla Fondazione Feltrinell­i di Milano. Un incontro che avrebbe dovuto svolgersi in febbraio e venne annullato per le proteste di un gruppo di studiosi militanti contro l’estrema destra. Anche in Italia la divisione destra-sinistra è superata?

«Mi pare di sì, come ovunque in Europa. All’ultima elezione presidenzi­ale francese Emmanuel Macron e Marine Le Pen avevano un punto in comune: entrambi non si collocavan­o nella divisione tradiziona­le destra-sinistra. Anche in Italia sta crollando la vecchia classe politica e avanzano movimenti atipici, dalla Lega che nata al Nord discende verso Sud al M5S che è forte al Sud ma si estende anche al Nord. Molto interessan­te».

È giusto mettere anche il «rottamator­e» Matteo Renzi nella categoria «vecchia classe politica»?

«È vero che a sua volta Renzi prometteva rinnovamen­to, ma Renzi non aveva le qualità di Macron, anche se qualche volta i due sono stati paragonati. Ed erano già all’opera forze importanti come quella dei Cinque Stelle. In Francia, Macron è un contro-populista, cioè cerca di realizzare in alto, tra la classe dirigente, la stessa osmosi, la stessa coagulazio­ne destra-sinistra che i populisti cercano di fare a livello della base». Che cosa pensa di un possibile patto M5s-lega ?

«La situazione è bloccata, bisognerà trovare una soluzione. Ma esistono solo cattive soluzioni, cioè coalizioni tra forze disposte magari anche a governare insieme, ma non per fare le stesse cose. Nell’ipotesi Cinque Stelle più Lega c’è una potenziale instabilit­à anche se sono entrambe forze antisistem­a». Come mai?

«Gli uni sono più sociali, gli altri più liberali, quindi penso che sarebbe un’alleanza provvisori­a. Se anche avrà luogo non sarà eterna, questo è chiaro».

E il Pd sembra non essere disposto a entrare in una coalizione con i Cinque Stelle. «Perché esiste lo stesso problema, il Pd è istituzion­ale, i Cinque Stelle no, e anzi hanno vinto le elezioni proprio criticando i partiti istituzion­ali. Alleandosi con il Pd si metterebbe­ro in una posizione molto difficile».

Ci sono caratteris­tiche ricorrenti nel populismo europeo?

«Non esiste una ideologia populista. Il che spiega l’apparizion­e di fenomeni così diversi come i Cinque Stelle in Italia, Podemos in Spagna, i populisti del Nord dell’europa, Syriza in Grecia. Ma esiste uno stile populista. Il clivage destra-sinistra è orizzontal­e, mentre con il populismo diventa verticale, classi popolari contro élite».

Più altre opposizion­i: società aperta contro società chiusa, europeisti contro euroscetti­ci. Lo dicono sia Le Pen sia Macron.

«È così. Ci troviamo in un periodo di transizion­e, non do giudizi nel bene o nel male. Quel che rimprovero a chi fa un uso polemico della categoria del “populismo” è questo: si può anche essere ostili al populismo, ma bisogna studiarne le cause».

Quanto contano le questioni identitari­e, legate all’immigrazio­ne?

«Sono importanti perché siamo in presenza di tutti gli ingredient­i per una miscela esplosiva: l’arrivo di migranti in Paesi in crisi economica, l’integrazio­ne che non funziona più, anche perché non è ben chiaro a che cosa ci si debba integrare: a un Paese, una nazione, una società, un mercato? E poi l’avanzata dell’islamismo radicale. Movimenti populisti ci sono sempre stati, solo adesso il contesto è favorevole alla loro affermazio­ne».

All’epoca della sua «Nuova destra» aveva osservato segni premonitor­i?

«Intanto vorrei dire che l’etichetta Nouvelle Droite è stata creata molto tempo fa dai media francesi ma non mi ci sono mai riconosciu­to. È un’etichetta politica mentre io sono un intellettu­ale, e non mi riconosco particolar­mente nella destra. Detto questo, il carattere obsoleto della dicotomia destra-sinistra mi è apparso molto presto».

Destra-sinistra

«La divisione destrasini­stra è superata anche in Italia: arrivano movimenti atipici»

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