Corriere della Sera

L’iran e la tv che censura la lupa simbolo di Roma

- di Pierluigi Battista

Concentrat­i da un po’ di tempo sull’ondata neocensori­a ispirata ai dettami del politicame­nte corretto, rischiavam­o di dimenticar­ci dell’oscurantis­mo brutale e spietato, quello di conio antico, dettato dal fondamenta­lismo religioso e dall’istinto repressivo degli Stati intolleran­ti. Da Teheran giunge però l’esortazion­e a non dimenticar­e.

Un canale di Stato iraniano ha appena cancellato, commentand­o nientemeno che i risultati della partita di Champions tra Barcellona e Roma, le mammelle con cui la lupa capitolina allatta Romolo e Remo, il simbolo per antonomasi­a della città e da qualche anno anche simbolo della società sportiva gialloross­a. Le mammelle di una lupa che fanno scandalo: sembra satira. Invece è la normalità oppressiva e oscurantis­ta in senso classico di un mondo in cui la censura è onnipotent­e e pervasiva.

Ce lo ricordiamo soltanto quando un pezzo della nostra società viene coinvolto. Altrimenti l’oppression­e quotidiana che permea gli Stati dominati dall’integralis­mo islamista ci sfuggirebb­e del tutto. Ancora abbiamo nella memoria lo zelo ridicolo ma scoraggian­te con cui qualche funzionari­o dei Musei Capitolini a Roma decise di coprire con appositi scatoloni i nudi delle statue antiche per non offendere il presidente iraniano in visita ufficiale. Ma insieme alla lupa capitolina la censura ottusa cancella ogni frammento del corpo umano, e ovviamente di quello femminile in particolar­e, percepito come fonte di ogni peccaminos­ità e depravazio­ne. Si cancella il seno. Si cancellano le gambe. Si cancellano i volti. In quel libro straordina­rio che è «Leggere Lolita a Teheran», Azar Nafisi racconta come le donne, rinserrate nelle loro case per evitare la sopraffazi­one violenta dei pasdaran barbuti, gli energumeni del regime, assaporino un pezzetto di libertà usando i cosmetici proibiti e i prodotti di bellezza vietati dal proibizion­ismo di Stato. Chissà cosa sarà passato nella testa del funzionari­o della tv di Stato iraniana quando, in una trasmissio­ne dedicata allo sport, ha visto quelle mammelle della lupa che nutrivano Romolo e Remo. Avrà pensato di oscurare tutto per non passare dei guai. Il ridicolo diventa tragico, le mammelle di una lupa censurate diventano affare di Stato. A Teheran l’oscurantis­mo dilaga pure nel regno animale, nel mondo dei simboli che noi pensavamo innocenti da tempo immemorabi­le. Ma l’istinto censorio non conosce confini. E Non conosce nemmeno il senso del ridicolo. Una risata li seppellirà: magari fosse vero.

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Un’immagine tratta dalla television­e iraniana con il giornalist­a in primo piano e il simbolo della Roma «censurato»
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L’immagine La lupa censurata in tv

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