Corriere della Sera

Renzi decide e riunisce i big E parte l’assedio a Martina

I dubbi: segretario? Non è scontato Da Boschi a Delrio, tanti al vertice

- Maria Teresa Meli

ROMA Matteo Renzi si è dimesso ma il «renzicidio» non è riuscito. È ancora il segretario dimissiona­rio a dettare l’agenda del Pd. Come dimostra il «no» del partito agli incontri proposti sia dalla Lega che dal Movimento 5 Stelle.

Al Nazareno raccontano di un Maurizio Martina titubante, indeciso se accettare o no l’invito di Luigi Di Maio, disponibil­e a un’apertura di credito. I renziani, invece, erano tutti pronti a rifiutare quell’offerta. Lo stesso dicasi per Matteo Orfini. Morale della favola, è passata la linea dura.

Del resto, era ovvio che andasse a finire così. Infatti la vicenda delle trattative di governo si intreccia inevitabil­mente con quella dell’elezione del nuovo segretario del Pd. Dicono gli orlandiani, con una buona dose di malizia: «E se Martina vuole farsi eleggere all’assemblea nazionale non può non farsi dettare la linea».

Linea che l’ex numero uno del partito ha illustrato ai suoi in una riunione ieri pomeriggio, negli uffici della famiglia Marcucci (il capogruppo del Senato), e che è questa: «È vero che c’è una novità politica perché per la prima volta Di Maio dice che va bene anche Renzi, ma ci mette sullo stesso piano della Lega e questo non è possibile. E poi che dovremmo andargli a dire? La verità è che Di Maio è disperato perché non sa come fare il governo». Dopodiché Renzi e Martina si parlano, il reggente si allinea e fa trapelare ai giornali il suo «no».

Ma la riunione di ieri in realtà era stata indetta per un altro motivo. Il segretario dimissiona­rio l’ha convocata perché la maggior parte dei suoi non vuole Martina alla segreteria. È vero che il reggente finora ha seguito la linea impostata da Renzi, ma non ci si fida di lui. Sono stati in molti a sollecitar­e Renzi a prendere un’iniziativa. A scartare. Ad andare sul palco dell’assemblea nazionale per proporre la via più trasparent­e: quella di un congresso vero e proprio con le primarie.

All’incontro partecipan­o Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Graziano Delrio, Andrea Marcucci, Francesco Bonifazi, Lorenzo Guerini, Ettore Rosato e Matteo Orfini. Renzi inizialmen­te cerca di placare gli animi: «Calma e gesso», ripete nel corso della riunione. Lotti, Orfini, Marcucci e Boschi sono sparatissi­mi. «Non possiamo dare per scontata l’elezione a segretario, sarebbe un errore», sostengono. E fanno presente che nei gruppi parlamenta­ri c’è grande insoddisfa­zione rispetto a questa soluzione. Il segretario dimissiona­rio lo sapeva già. Ha smesso di contare gli sms e i messaggi whatsapp che gli arrivano e che hanno tutti lo stesso argomento: non si possono lasciare le redini del partito agli altri.

Nella stanza della riunione aleggia l’ipotesi di un con- gresso anticipato per non far eleggere il segretario in Assemblea, il 21 aprile. La candidatur­a di Martina vacilla pericolosa­mente. Anche perché il reggente ha compiuto quelli che vengono giudicati dei passi falsi.

Sono tre, per la precisione. E non gli vengono perdonati. Primo, pur avendo avvisato Renzi che si sarebbe candidato non lo ha avvertito che lo avrebbe fatto già l’altro ieri. Secondo, aveva promesso una nota ufficiale per dire «no» a Di Maio e invece si è limitato a far trapelare quella notizia ai giornali in modo informale. Terzo, ha dato l’adesione, sabato prossimo, a una manifestaz­ione promossa da Enrico Rossi. Come a lasciar intendere che vuole rimettere insieme gli ex Ds.

Nella riunione la linea della mediazione perde terreno. L’idea originaria era quella di condiziona­re l’appoggio al reggente a una vicesegret­eria unica affidata a Luca Lotti, che di Renzi è il braccio destro e sinistro. Ma adesso? Il segretario dimissiona­rio non si pronuncia in via definitiva però sa che non può non tener conto delle rimostranz­e dei suoi: «Vedo che c’è veramente una grande ribellione contro Martina», ammette Renzi a fine riunione con alcuni dei partecipan­ti.

Fuori dal Nazareno L’incontro negli uffici di Marcucci. L’ex leader: vedo una grande ribellione su Maurizio

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