Puigdemont libero in Germania: no all’estradizione per ribellione
Non potrà lasciare il Paese. Resta l’ipotesi di procedere per corruzione
Per i giudici del Land tedesco di Schleswig-holstein non ci fu nessun colpo di Stato violento a Barcellona durante il referendum del primo ottobre. Gli atti di forza come l’apertura illegale dei seggi referendari o la resistenza a pubblico ufficiale avvenuti per organizzare il voto secessionista non rappresentavano un ricatto armato contro il governo di Madrid. Per questo la richiesta spagnola di estradare l’ex presidente catalano Carles Puigdemont per il delitto di «ribellione» è stata ieri sera rifiutata.
I magistrati tedeschi si sono riservati di decidere se consegnare Puigdemont almeno per le altre due sue imputazioni: malversazione e corruzione. Se ciò avvenisse, l’ex presidente potrebbe essere giudicato a Madrid solo per questi reati e non per il più grave di «ribellione». In attesa della sentenza i giudici tedeschi hanno concesso a Puigdemont la possibilità di libertà con una cauzione da 75 mila euro.
La decisione, hanno ribadito le autorità tedesche, è basata unicamente su un principio legale: per l’estradizione è necessario che le leggi tedesche prevedano un reato «assimilabile» a quello contestato. Nel caso di Puigdemont la «ribellione» spagnola è simile all’«alto tradimento» tedesco che però implica espressamente l’uso della forza, attentati, manifestazioni violente. Nella «ribellione» spagnola, invece, la forza è sì evocata, ma in modo meno esplicito tanto che il giudice istruttore spagnolo ha considerato violenza anche la resistenza passiva, gli assembramenti e una singola auto della polizia danneggiata dalla folla. «Gli atti che si imputano a Puigde- mont — si legge sopra la firma del giudice tedesco Frauke Holmer — non sarebbero punibili secondo la legislazione vigente in Germania» perché se effettivamente «gli ideatori e i sostenitori del referendum hanno ammesso che ci fu violenza il giorno del voto, questa non rappresentava una pressione tale da costringere il governo a cedere alle richieste» dei referendari. Un sonoro schiaffo all’intero impianto accusatorio spagnolo.
A Barcellona si è celebrata la notizia come una vittoria e l’ironia è strabordata sul web. Tanti hanno stigmatizzato che per un reato «inesistente» in Germania ci siano decine di politici catalani in carcerazione preventiva anche da mesi. Puigdemont dalla cella ha ringraziato i donatori che ancora ieri sera raccoglievano il denaro per pagare la cauzione. «Non ho intenzione di fuggire, aspetterò in Germania la decisione finale». È possibile esca già questa mattina. A Madrid il ministro di Giustizia si è limitato a esprimere rispetto per la decisione tedesca.
Per gli indipendentisti finiva così in festa una giornata cominciata tra i sospetti. Al mattino, infatti, era stato arrestato a Madrid Hervé Falciani, l’ingegnere informatico che nel 2008 aveva sottratto alla banca svizzera HSBC i dati di 130 mila clienti. La «Lista Falciani» venne usata soprattutto in Francia e Spagna per scoprire un gran numero di evasori fiscali, ma in Svizzera Falciani venne condannato in contumacia a 5 anni. Secondo gli indipendentisti catalani, Madrid starebbe pensando di scambiare la sua consegna a Berna con quella di due indipendentisti di primo piano rifugiati proprio in terra elvetica. Il governo spagnolo smentisce.