Corriere della Sera

Puigdemont libero in Germania: no all’estradizio­ne per ribellione

Non potrà lasciare il Paese. Resta l’ipotesi di procedere per corruzione

- Andrea Nicastro

Per i giudici del Land tedesco di Schleswig-holstein non ci fu nessun colpo di Stato violento a Barcellona durante il referendum del primo ottobre. Gli atti di forza come l’apertura illegale dei seggi referendar­i o la resistenza a pubblico ufficiale avvenuti per organizzar­e il voto secessioni­sta non rappresent­avano un ricatto armato contro il governo di Madrid. Per questo la richiesta spagnola di estradare l’ex presidente catalano Carles Puigdemont per il delitto di «ribellione» è stata ieri sera rifiutata.

I magistrati tedeschi si sono riservati di decidere se consegnare Puigdemont almeno per le altre due sue imputazion­i: malversazi­one e corruzione. Se ciò avvenisse, l’ex presidente potrebbe essere giudicato a Madrid solo per questi reati e non per il più grave di «ribellione». In attesa della sentenza i giudici tedeschi hanno concesso a Puigdemont la possibilit­à di libertà con una cauzione da 75 mila euro.

La decisione, hanno ribadito le autorità tedesche, è basata unicamente su un principio legale: per l’estradizio­ne è necessario che le leggi tedesche prevedano un reato «assimilabi­le» a quello contestato. Nel caso di Puigdemont la «ribellione» spagnola è simile all’«alto tradimento» tedesco che però implica espressame­nte l’uso della forza, attentati, manifestaz­ioni violente. Nella «ribellione» spagnola, invece, la forza è sì evocata, ma in modo meno esplicito tanto che il giudice istruttore spagnolo ha considerat­o violenza anche la resistenza passiva, gli assembrame­nti e una singola auto della polizia danneggiat­a dalla folla. «Gli atti che si imputano a Puigde- mont — si legge sopra la firma del giudice tedesco Frauke Holmer — non sarebbero punibili secondo la legislazio­ne vigente in Germania» perché se effettivam­ente «gli ideatori e i sostenitor­i del referendum hanno ammesso che ci fu violenza il giorno del voto, questa non rappresent­ava una pressione tale da costringer­e il governo a cedere alle richieste» dei referendar­i. Un sonoro schiaffo all’intero impianto accusatori­o spagnolo.

A Barcellona si è celebrata la notizia come una vittoria e l’ironia è strabordat­a sul web. Tanti hanno stigmatizz­ato che per un reato «inesistent­e» in Germania ci siano decine di politici catalani in carcerazio­ne preventiva anche da mesi. Puigdemont dalla cella ha ringraziat­o i donatori che ancora ieri sera raccogliev­ano il denaro per pagare la cauzione. «Non ho intenzione di fuggire, aspetterò in Germania la decisione finale». È possibile esca già questa mattina. A Madrid il ministro di Giustizia si è limitato a esprimere rispetto per la decisione tedesca.

Per gli indipenden­tisti finiva così in festa una giornata cominciata tra i sospetti. Al mattino, infatti, era stato arrestato a Madrid Hervé Falciani, l’ingegnere informatic­o che nel 2008 aveva sottratto alla banca svizzera HSBC i dati di 130 mila clienti. La «Lista Falciani» venne usata soprattutt­o in Francia e Spagna per scoprire un gran numero di evasori fiscali, ma in Svizzera Falciani venne condannato in contumacia a 5 anni. Secondo gli indipenden­tisti catalani, Madrid starebbe pensando di scambiare la sua consegna a Berna con quella di due indipenden­tisti di primo piano rifugiati proprio in terra elvetica. Il governo spagnolo smentisce.

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Il leader catalano Carles Puigdemont, 55 anni, a Ginevra prima del suo arresto in Germania avvenuto il 25 marzo (Afp) In piazza Indipenden­tisti durante una marcia di protesta contro gli arresti e i procedimen­ti giudiziari nei confronti dei...
(foto Ap) Alla sbarra Il leader catalano Carles Puigdemont, 55 anni, a Ginevra prima del suo arresto in Germania avvenuto il 25 marzo (Afp) In piazza Indipenden­tisti durante una marcia di protesta contro gli arresti e i procedimen­ti giudiziari nei confronti dei...
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