Corriere della Sera

Lula ora è a un passo dalla prigione Il Brasile con la politica a pezzi tra colpi di scena e accuse di golpe

- di Rocco Cotroneo

RIO DE JANEIRO «Un giorno tragico per la democrazia e per il Brasile», dice una nota del Pt, il Partito dei lavoratori che non riesce a immaginare un futuro senza il suo padre fondatore. Clacson in festa e i pupazzi gonfiabili di un galeotto con la barba conquistan­o intanto l’avenida Paulista, la city di San Paolo dove otto abitanti su dieci detestano Lula e lo vogliono vedere dietro le sbarre. Ora l’impensabil­e fino a qualche anno fa è diventato realtà e nei prossimi giorni per l’ex presidente del Brasile — il più popolare della sua storia e il più famoso nel mondo — si dovrebbero schiudere le porte di un carcere. Per scontare una dura pena a 11 anni e un mese per corruzione.

Il Stf, la Corte suprema del Brasile, ha detto no all’ultimo ricorso della difesa di Lula. Si è discusso se un condannato in secondo grado, come è il suo caso in questo processo, debba andare subito in carcere, oppure se la presunzion­e di innocenza garantita fino alla Cassazione debba avere la meglio. Ha vinto per 6 a 5 la prima tesi, in un dibattito tecnico trasmesso in diretta che ha tenuto il Brasile davanti alla tv per dieci ore. La previsione è che il giudice Sergio Moro, il protagonis­ta della Mani Pulite brasiliana, emetta l’ordine di cattura per Lula non prima di cinque giorni.

Dopo di che tutto può ancora succedere, perché qui la giustizia ha una tradizione consolidat­a di colpi di scena, come insegna da dieci anni l’irrisolto caso di Cesare Battisti. Non è escluso che Lula possa essere rimesso rapidacon mente in libertà dopo un ricorso presentato dalla difesa e accolto da un unico giudice supremo a suo favore, o che addirittur­a l’alta corte ribalti il suo proprio orientamen­to qualche nuovo cavillo.

Dal punto di vista politico, invece, la prigione di Lula — reale o virtuale — pone un punto fermo. L’ex presidente, teoricamen­te in testa ai sondaggi per le elezioni di ottobre, è fuori dai giochi. La legge è chiarissim­a su questo punto, un condannato in secondo grado è ineleggibi­le. «Resta il nostro candidato, in quanto innocente, e perché Lula è il più grande leader popolare di questo Paese», insiste il Partito dei lavoratori, dove la tentazione di lanciare una campagna elettorale anticipata, con un candidato chiuso in un carcere, è molto forte. L’idea è puntare sull’aspetto emotivo di una simile offensiva, per tentare alla fine di spostare i consensi su un candidato vero.

Ma i problemi non sono soltanto del Pt, nello scenario politico brasiliano. Tre anni di inchieste giudiziari­e a 360 gradi hanno lasciato il segno in tutti i partiti e le prossime elezioni saranno le più incerte di sempre. L’attuale presidente Michel Temer sogna di tentare la riconferma ma parte da indici di popolarità molto bassi. Altri candidati hanno già una storia alle spalle di mancate vittorie: Geraldo Alckmin, Marina Silva, Ciro Gomes. C’è poi la destra filomilita­re di Jair Bolsonaro, i cui consensi negli ultimi anni sono cresciuti molto.

Uno dei fatti nuovi è il ritorno sulla scena politica delle forze armate, che in Brasile hanno governato in una lunga dittatura dal 1964 al 1985. Oggi il comandante dell’esercito, Eduardo Villas Boas, si permette un tweet dove afferma di «dividere l’ansia dei cittadini per bene nel ripudiare l’impunità e il rispetto alla Costituzio­ne». Molte le proteste. Per qualcuno è addirittur­a l’avviso di un imminente golpe militar-giustizial­ista.

Resta comunque il nostro candidato in quanto innocente e perché è il più grande leader popolare del nostro Paese

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Condannato L’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, 72 anni (Foto Epa)

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