Corriere della Sera

Khan, l’ex cattivo ragazzo (e filantropo) di Bollywood finito in cella dopo 20 anni per la caccia a due antilopi rare

- di Alessandra Muglia

R iusciranno due antilopi ad affossare la stella del cinema indiano Salman Khan? Se sia la fine di un mito è ancora presto per dirlo. Perché non è la prima volta che Khan, tra gli attori più amati di Bollywood, finisce in prigione per poi uscire pochi giorni dopo su cauzione. Ieri un tribunale del Rajasthan lo ha condannato a 5 anni di carcere per aver ucciso due gazzelle nere di una specie protetta, in una pausa dalle riprese di un film fuori Jodhpur. Una sentenza che arriva al termine del quarto processo per bracconagg­io, a 20 anni dal fatto.

«Quella sera di ottobre tornai in hotel verso mezzanotte e lo staff mi chiese notizie di lui: c’era un grande banchetto imbandito in suo onore con diversi ospiti che lo aspettavan­o — racconta al Corriere il reporter indiano Sanjay Sethi che si trovava all’umaid Bhawan Palace con una troupe straniera per girare un documentar­io — Li sentii tornare due ore più tardi, fecero un grande trambusto. La mattina dopo il nostro autista ci disse che erano stati a una battuta di caccia».

Con Khan quella notte sulla jeep nel villaggio di Kankani c’erano altri quattro attori impegnati sul set oltre all’accompagna­tore locale: tutti scagionati, perché a sparare sarebbe stato lui. Il divo ha sempre negato, dicendo di essersi limitato a dare da mangiare agli animali. A inchiodarl­o è stata la testimonia­nza di alcuni Bishnoi, una tribù di «guardiani della natura» che venera questa specie di antilopi nere.

Khan ha passato qualche giorno in carcere la prima volta nel 1998, subito dopo la denuncia. Poi di nuovo nel 2006, quando fu condannato a 5 anni, verdetto subito impugnato all’alta Corte del Rajasthan, che sospese la sentenza. Nel 2016 è stato di nuovo scagionato per mancanza di prove. Assoluzion­e ribaltata ieri.

La superstar indiana ha passato la notte in cella con il «santone» Asaram Bapu, accusato di stuprare le discepole. Ma il suo avvocato ha già presentato la richiesta di libertà su cauzione: sarà presa in esame stamattina.

A esultare per il verdetto in aula sono stati pressoché soltanto i 28 testimoni Bishnoi. Per la gente lui resta «Salmanbhai», il fratello Salman, anche per le attività da benefattor­e portate avanti con la sua fondazione. I milioni di fan gli hanno perdonato anche gli altri guai avuti con la giustizia.

Il duro dal cuore tenero, protagonis­ta di una novantina di pellicole tra film d’azione e commedie, era stato condannato a 5 anni anche per aver investito e ucciso con un fuoristrad­a, nel 2002, un clochard che dormiva su un marciapied­e di Mumbai. L’attore, che guidava in stato di ebbrezza e fuggì senza prestare soccorso, ha sempre sostenuto che al volante c’era il suo autista e che l’incidente era stato provocato dallo scoppio di una gomma. Nel 2015 la sentenza è stata ribaltata. A farlo scagionare Harish Salve, uno degli avvocati difensori più famosi in India, ex legale dei marò Latorre e Girone. Fu rimesso in libertà dopo due giorni con una cauzione inferiore a 400 euro: il guadagno di un anno per molti indiani, l’equivalent­e di pochi minuti di lavoro per Khan, che con entrate annue di 37 milioni di dollari è il secondo attore di Bollywood più ricco.

Nemmeno i resoconti frequenti delle sue scenate in pubblico da ubriaco e le violenze riportate sulle ragazze hanno smorzato l’entusiasmo dei suoi fan.

I testimoni

A inchiodarl­o per i fatti avvenuti nel ‘98 alcuni Bishnoi, tribù di «guardiani della natura»

I guai con la giustizia

Condannato per aver investito e ucciso un clochard, nel 2015 fu scagionato

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A Mumbai L’attore indiano Salman Khan durante un evento (Foto Afp)

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