Cacciatori di vite aliene
A Pisa il primo centro (e dottorato) in Astrochimica Si parte dallo studio di molecole intergalattiche
Lo studio e la ricerca della vita nell’universo inizieranno in un edificio storico di via della Faggiola, a due passi dalla Torre Pendente, dove Leopardi abitò durante il suo soggiorno pisano. «Giacomo immaginò l’infinito, noi vogliamo studiarlo superando la siepe che lo nasconde e lo limita», dice con un sorriso Vincenzo Barone, direttore della Normale e ordinario di Chimica teorica e computazionale.
A maggio, in collaborazione con le università Federico II di Napoli e l’ateneo di Bologna, nelle stanze dove il poeta compose «A Silvia» nasceranno il primo centro interuniversitario e il primo dottorato italiano di Astrochimica. La loro missione sarà quella di indagare possibili forme di vita extraterrestri studiando prevalentemente, ma non solo, gli elementi chimici intergalattici nelle nubi di gas rarefatti.
«Cercheremo tracce di amminoacidi e molecole complesse attraverso l’analisi dei risultati dello spettro elettromagnetico dei telescopi che confronteremo in laboratorio», spiega il professor Barone, che sarà il coordinatore del dottorato di ricerca. «Lo faremo utilizzando le varie competenze dei tre atenei: a Pisa ci concentreremo sull’analisi del calcolo dei dati, a Bologna sulle tecniche spet- troscopiche che individuano possibili molecole e a Napoli cercheremo di replicare le molecole in laboratorio».
Saranno sperimentati nuovi metodi e filosofie capaci di verificare i dati dei radiotelescopi, eliminare eventuali errori, scoprire più dettagli e capire se si sono formate molecole aliene complesse (che sono all’origine della vita) in condizioni estreme, quelle appunto degli spazi interstellari.
Saranno effettuati anche esperimenti sulla simulazione di molecole assorbite dai meteoriti o identificate nell’atmosfera di Titano, il più grande satellite di Saturno, per scoprire eventuali tracce chimiche degli elementi precursori della vita.
Già, la vita aliena. Un’utopia? «Assolutamente no, una sicurezza — risponde il professor Barone —. La vita extraterrestre esiste e ne abbiamo la prova scientifica su base probabilistica. Semmai il problema di noi scienziati è quello di vivere il momento e lo spazio giusti per poterla incontrare questa vita intergalattica. Noi utilizziamo i radiotelescopi da meno di un secolo per osservare un universo vecchio di miliardi di anni e forse non siamo nel punto spazio temporale adatto per poter incontrare segni di una vita extraterrestre».
L’importante è provarci, però. E interrogarsi — come fece anche Enrico Fermi, uno degli allievi della Normale — con un nuovo spirito e una diversa mentalità che il dottorato insegnerà ai futuri ricercatori. «I nostri studenti, laureati in biologia, chimica e fisica, si confronteranno con la migliore metodologia scientifica disponibile oggi — continua Barone — ma dovranno imparare a lavorare in gruppo, a confrontarsi con linguaggi nuovi, a trovare insieme la direzione giusta, ad avere la visione più ampia possibile del problema».
A Pisa s’inizierà con quattro dottorandi che raddoppieranno l’anno successivo, per aumentare ancora dopo un periodo di sperimentazione. Ricerca pura? Certamente sì, capace però, come avvenuto in altri settori, di inventare e creare nuove tecnologie e modi d’indagine scientifica. «Per riuscire ad alzare lo sguardo sopra quella siepe che l’ultimo orizzonte il guardo esclude», sottolinea Barone. E chissà, forse avere un giorno la certezza che nell’infinito non siamo soli e che naufragar in questo mare è ancora più dolce.
Gli atenei Lavoreranno insieme Normale, Federico II di Napoli e università di Bologna