Cassa Depositi salirà al 5% di Tim La Borsa premia il fronte italiano
«Investimento di lungo termine», titoli in rialzo del 5,2%. Vivendi presenta la lista
Un’azione partigiana come l’uso del Golden power, i poteri speciali, per proteggere gli interessi nazionali. E al tempo stesso una mossa di scacchi, giocata dal governo Gentiloni d’accordo con Lega, M5S e Forza Italia, approfittando della stessa discontinuità dell’esecutivo, del ruolo di «disturbo» giocato dal fondo Usa Elliott, per disorientare Vivendi. È così che la Cassa depositi e prestiti, braccio finanziario del Tesoro, ha deciso ieri di scendere in campo per rilevare, sul mercato, fino a un massimo del 5% del capitale di Telecom Italia, dove il dominio di Vivendi è duramente contestato, in questo momento, dai fondi.
L’ingresso di Cdp avviene «in una prospettiva di lungo periodo», «rientra nella missione istituzionale di Cdp a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali e vuole rappresentare un sostegno al percorso di sviluppo e di creazione di valore, avviato dalla società in un settore di primario interesse per il Paese», si legge in una nota dell’istituto, dal cui consiglio di amministrazione, per inciso, ieri si sono dimessi Piero Fassino e Massimo Garavaglia (ora in Parlamento) e Stefano Micossi (candidato ad Unicredit).
L’acquisto delle azioni avverrà sul mercato, che ha reagito euforicamente (il titolo Tim ha segnato un +5,2% trascinando il Mib), e da subito. Cdp vuole infatti partecipare alle due assemblee di Telecom Italia convocate per il 24 aprile, il cui ordine del giorno potrebbe essere integrato con la proposta di Elliott di revocare sei amministratori nominati da Vivendi, su richiesta del collegio sindacale della stessa Telecom. Oltre a quella del successivo 4 maggio, quando, su proposta di Vivendi si procederà alla nomina dell’intero Consiglio, che i francesi hanno fatto decadere in blocco qualche settimana fa proprio per rispondere all’attacco di Elliott.
Quella di Cdp è una partecipazione «finanziaria» e per ora non ci sono progetti industriali sullo sfondo (la holding del Tesoro è azionista di Open Fiber, che ha un piano nazionale per la cablatura in fibra ottica). Ma è soprattutto un altro segnale molto chiaro ai francesi, giunto dopo la decisione di Unicredit e Generali di sfilarsi dalla partita Telecom, che evidentemente a Palazzo Chigi non hanno preso bene. E nello stesso tempo ai fondi Usa, che non avranno campo libero sulle imprese strategiche italiane.
Fonti vicine ai francesi hanno fatto sapere di non interpretare la decisione di Cdp come un atto ostile. Poi ieri Vivendi ha fatto una piccola apertura, proponendo una lista di dieci nomi per il rinnovo del consiglio di Telecom, confermando la guida ad Amos Genish, ma con cinque consiglieri indipendenti invece dei quattro nominati nell’ultimo cda. Tre di loro, però, sono gli stessi che si sono dimessi su input di Vivendi solo pochi giorni fa.
Infrastrutture
«Rientra nella missione istituzionale a supporto delle infrastrutture strategiche nazionali, in un settore di primario interesse per il Paese»