Corriere della Sera

Nemici alle Termas L’argentina bivio del futuro Ducati

La sfida a Marquez e il caso Dovizioso-lorenzo

- Alessandro Pasini

Due anni fa a Termas de Rio Hondo le porte girevoli della vita indicarono il percorso che la Ducati sta compiendo oggi. All’ultima curva, Iannone, terzo, stese il compagno Dovizioso nel tentativo disperato di sorpassarl­o. Una mossa senza senso che segnò la svolta di due carriere. Iannone, che fin lì era il preferito della Rossa per diventare il partner di Lorenzo nel biennio 2017-18, cominciò a cadere in disgrazia, mentre Dovizioso scalò il borsino a Bologna, anche per il modo in cui gestì la botta: rialzatosi, invece di frignare, spinse la moto a piedi fino al traguardo, prendendos­i i due punti del 13° posto e l’applauso di tutti.

Dopo di allora, nulla è stato più come prima. Iannone ha virato in Suzuki, dove fatica tuttora. Dovizioso, benché con uno stipendio dieci volte più basso di Lorenzo, è rimasto, è esploso, si è dimostrato dieci volte migliore dello spagnolo, ha lottato per il titolo 2017 e oggi è dato da tutti come il co-favorito con Marquez: un’investitur­a che lui ha accolto in scioltezza e che ha già trasformat­o in vittoria tre settimane fa in Qatar.

Due anni dopo Termas può essere un altro transito fondamenta­le sulla via del futuro Ducati. Tecnicamen­te, si tratta di capire se Dovizioso e la Desmo hanno compiuto l’ultimo salto di qualità: «Qui ho sempre avuto alti e bassi. Voglio capire se le cose sono cambiate». La questione è la solita: abbiamo finalmente una Rossa buona per tutte le piste? Nel 2017 non è stato così, e infatti è per quello che il titolo lo ha vinto Marquez: a parità di vittorie con Dovi (6), la costanza della sua Honda ha fatto la differenza. Un podio domenica sarebbe dunque un segnale che Dovi è vivo anche su un tracciato storicamen­te poco digeribile.

Gli avversari saranno i soliti: oltre a Marquez, le Yamaha di Viñales (vincente qui nel 2017) e Rossi, primo nel 2015 con tanto di maglia di Maradona sul podio nel tripudio di un popolo che anche ieri lo ha accolto come un re: «Sono calienti, mi fanno davvero sentire un po’ come Diego. Sono ottimista, ma questo sarà il weekend per capire la forza della Ducati».

Valentino la pensa come Dovi, insomma. Ma per la Ducati questo sarà anche un primo passo decisivo per definire la coppia del futuro, con i primi colloqui per i rinnovi del biennio 2019-20. Chi resterà? Dovi, Lorenzo o entrambi? La questione è chiara: Andrea chiede giustament­e di più, Lorenzo prenderà giustament­e di meno. Il punto è individuar­e le cifre giuste, e compatibil­i col budget di Bologna. «Quando avrò una proposta la valuterò», dice Dovi, deciso a non cedere di un centimetro. «Io sono uno dei due piloti che fanno la differenza (l’altro è Marquez, ndr), ma mi serve una moto buona», dice Lorenzo. Il problema è che se il compagno vola così e pure Petrucci con la moto satellite ti sta spesso davanti, certe rivendicaz­ioni sono difficili da sostenere.

In sostanza, se la Ducati vuole continuare a puntare al Mondiale Motogp ha un solo nome su cui puntare: è Dovizioso. Lo pensa anche Rossi: «Lui via dalla Ducati non avrebbe senso». Dovi peraltro ha solo una moto per inseguire il sogno: la Ducati. «Vorrei firmare con lui prima di Jerez» dice l’a.d. Dall’igna. Due anni dopo, insomma è Andrea che arriva in Argentina da preferito delle Rossa. E lui, memore della storia, l’occasione non la vuole buttare.

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Leader Andrea Dovizioso, 32 anni, alla sua sesta stagione in Ducati con cui ha vinto 8 gare, tutte da ottobre 2016 (Epa)

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