Corriere della Sera

La Lazio supera l’esame di maturità Salisburgo battuto, il sogno continua

Quarti di Europa League, con 2 gol in 2’ i biancocele­sti si prendono la gara d’andata

- Carlos Passerini

Non scherzava Marco ROMA Rose, quarantenn­e ambiziosis­simo tecnico del Salisburgo, camicia fuori e sneaker, uno che in questa stagione aveva perso una volta sola, ad agosto, e del quale sentiremo parlare. Ci aveva provato con la carta della sfacciatag­gine: «Veniamo per vincere».

Non scherzava, no, e anche se alla fine ha vinto la Lazio, 4-2, la storia di questo quarto di finale non è finita. Attenzione, in Austria è ancora tutto troppo aperto, occhio a questo Salisburgo che ha qualità, media e individual­e. Intanto però sarà la Lazio a partire avanti di due gol, quelli che Felipe Anderson e Immobile hanno messo in coda a una partita che a un certo punto aveva preso una pessima piega. Alla fine ha prevalso la maturità maggiore dei biancocele­sti, bravi a far girare la partita dalla loro parte quando i ragazzini austriaci — età media 23 anni — hanno perso i punti di riferiment­o.

La dimostrazi­one del suo piano, Rose l’aveva data fin dallo schieramen­to, un 4-31-2 con Schlager su Leiva più le due punte vere Gulbrandse­n e Dabbur. Nei paesi germanici lo chiamano «gegenpress­ing», che si capisce già dalla parola: densità, recupero palla veloce, verticaliz­zazione. Il principale teorico dei tempi moderni si chiama Jurgen Klopp, dal quale però Rose ha ancora qualcosa da imparare. La sua strategia — tappare la Lazio al centro e sfidarla sulle fasce — è infatti durata inizialmen­te meno di otto minuti, quelli che ha impiegato Basta a trovare il tempo per andare via sulla destra, mettere al centro dell’area una palla bucata da Immobile ma non da Lulic.

Più chilometra­ta, la Lazio lì avrebbe potuto e dovuto chiuderla, invece ha commesso l’errore di abbassarsi di una ventina di metri, lasciando troppo campo al Salisburgo. Che, squadra acerba ma scaltra, infatti non se l’è fatto dire due volte e al 30’ ha acchiappat­o il pari con un discutibil­issimo rigore — carezza sulla spalla di Basta a Dabbur, crollato come colpito da una granata — sul quale è stato decisivo il suggerimen­to dell’assistente di porta. Ci fosse stata la Var, verrebbe da dire, ma non c’è. Comunque Berisha dal dischetto non ha sbaglia- to. Per quanto Inzaghi abbia provato a tranquilli­zzare i suoi, «state calmi», la Lazio lì ha smarrito lucidità: prima Milinkovic ha sciupato di testa un splendida chance, poi Luis Alberto ha reclamato un rigore dopo un contatto in area con Ramalho, che però toglie la gamba: intervento pulito.

È servito l’intervallo a rigenerars­i, la Lazio è rientrata in campo da Lazio e, con un tacco magnifico, Parolo ha acceso la festa dei 42mila dell’olimpico, spenta per poco dal giapponese Minamino, prima dei numeri di Felipe Anderson e di Immobile che hanno rimesso i valori a posto. Poteva arrivare il quinto, peccato, avrebbe fatto comodo. Ci si rivede giovedì alla Red Bull Arena. È già un programma.

Poker di reti

Lulic, Parolo di tacco, Felipe Anderson e Immobile in rete, arbitraggi­o contestato

 ?? (Getty Images) ?? Gioiello
Marco Parolo segna di tacco il gol del 2-1 per la Lazio: l’assist da destra è di Luis Alberto
(Getty Images) Gioiello Marco Parolo segna di tacco il gol del 2-1 per la Lazio: l’assist da destra è di Luis Alberto

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