Corriere della Sera

L’abbazia dei libri antichi che rinasce grazie al Fai

- (Serino) Francesca Mandese

I primi a insediarsi furono i monaci che scappavano dall’oriente e dall’iconoclast­ia. Era L’XI secolo e quei fuggiaschi, basiliani di rito greco, vivevano nelle capanne. Nel tempo, trasformar­ono il luogo in uno dei più importanti centri di unione della cultura orientale e occidental­e grazie allo scriptoriu­m dove trascrivev­ano gli antichi testi. È l’abbazia di Santa Maria di Cerrate, un’oasi incastonat­a tra gli uliveti a pochi chilometri da Lecce. Nel 2012, grazie a un accordo con la Provincia, l’abbazia è stata affidata al Fai, Fondo per l’ambiente italiano, e ieri, al termine di due anni di lavori, la chiesa è stata riaperta ai visitatori e al culto. «Qui — ha detto il presidente nazionale del Fai Andrea Carandini presentand­o i lavori di restauro — c’è ancora tanto da scoprire, ci sono molti graffiti da interpreta­re e trascriver­e, c’è da scavare più in profondità per risalire agli albori di questo insediamen­to». Durante gli interventi — con il primo lotto dedicato al recupero della casa monastica e della casa del massaro e il secondo al restauro della chiesa — sono state fatte scoperte importanti. La prima, e forse unica testimonia­nza al mondo, di uno stampo bizantino che i parroci del XII secolo usavano per timbrare il pane dell’eucarestia. Dal prossimo giugno sarà possibile soggiornar­e nelle due camere allestite sopra la casa del massaro o trascorrer­e una giornata nell’abbazia fermandosi a riposare nei salotti al primo piano della casa monastica. Le stalle ospiterann­o un punto ristoro, un museo e un info-point. Ma soprattutt­o ci saranno sempre la chiesa in stile romanico, il chiostro, gli affreschi bizantini e la magia della storia e delle leggende tra le campagne pugliesi.

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La facciata L’abbazia di Santa Maria di Cerrate

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