Banche venete, Intesa rinuncia alla garanzia di Stato
Con la mossa si estingue un rischio da 9,3 miliardi. L’istat: Pil, «lievi segnali di decelerazione»
ROMA Intesa Sanpaolo rinuncia alla garanzia dello Stato sui titoli detenuti emessi dalle banche venete, Popolare di Vicenza e Veneto Banca, integrate dopo il salvataggio. Ciò significa che per il Tesoro viene meno il rischio di un onere potenziale di 9,3 miliardi di euro. «Avendo completato le possibili operazioni di riacquisto dei titoli obbligazionari emessi da Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e assistiti da garanzia dello Stato», dice una nota di Intesa, la banca «può procedere all’annullamento di tali titoli in suo possesso» e ha inviato al ministero dell’economia «la comunicazione di rinuncia alla relativa garanzia dello Stato». La rinuncia sarà valida solo ed esclusivamente per i titoli detenuti dalla banca, «mentre non produrrà effetti per i titoli rimasti in circolazione, pari a circa 0,8 miliardi di euro, ancora detenuti da altri obbligazionisti perché non portati in adesione alle operazioni di riacquisto».
Una buona notizia, quindi, per il Tesoro mentre la Nota mensile diffusa ieri dall’istat conferma che l’economia italiana continua a beneficiare della favorevole congiuntura internazionale, anche se si avvertono «lievi segnali di decelerazione». Migliorano i consumi e il potere d’acquisto delle famiglie, aumenta l’occupazione, ma le imprese, nonostante il buon andamento delle esportazioni e degli investimenti, hanno peggiorato «sia i giudizi sugli ordini sia quelli sul livello delle scorte». La produzione industriale, inoltre, è calata a gennaio dell’1,9% rispetto al mese precedente. Per questo, conclude l’istituto di statistica, «l’indicatore anticipatore» della crescita «registra una lieve flessione rimanendo comunque su livelli elevati». Insomma, nulla per il momento che comprometta la dinamica del Pil, che tuttavia, con l’1,5 % del 2017, cresce meno rispetto agli Stati Uniti (2,3%) e all’area euro (2,7%).
Alcune nubi però si addensano. In particolare, la guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina, potrebbe «condizionare negativamente l’attuale ciclo positivo del commercio mondiale». Del quale l’italia molto ha beneficiato. Le famiglie continuano intanto ad aumentare i consumi: + 0,5% nel quarto trimestre del 2017. Sale anche la propensione al risparmio, pari all’8,2%, e il potere d’acquisto (+ 0,2%), favorito anche dalla bassa dinamica dei prezzi che, nonostante il + 0,9% di marzo, resta sotto i livelli della zona euro.