Corriere della Sera

Io odio le mie regine

Il regista Stephen Frears: non era questo l’obiettivo ma ho rilanciato la corona con Elisabetta e Vittoria

- Giuseppina Manin

«F osse per me l’abolirei...». Stephen Frears, 76enne regista inglese di talento e ironia, non riesce a capacitars­i della miracolosa inossidabi­lità della corona britannica. Repubblica­no convinto, militante di un cinema schierato dalla parte degli emarginati, la monarchia non è certo la tazza da thè di Frears. Che però, firmando due film corrosivi come The Queen e il recente Vittoria e Abdul, di fatto ha salvato la regina meglio di James Bond.

Due sguardi irriverent­i sulle tante miserie e le poche nobiltà della vita di Corte, ma anche due ritratti di grandi regine. Il mito ne è uscito rafforzato

«È vero — sospira Frears, da domani ospite al Lucca Film Festival —. Serie come The Crown, Victoria, Downton Abbey segnano la riscossa della monarchia nell’immaginari­o collettivo. E non solo da noi, principi e principess­e sembrano aver stregato il mondo. Il solo a non esserne sedotto sono io...».

Come spiega una tale valanga di regalità?

«Forse con una voglia di fuga dalla realtà un po’ allarmante. E non era certo questo il mio obiettivo. In The Queen ho mostrato il momento in cui la corona ha vacillato, la sola settimana negativa che la Regina abbia mai avuto. La morte di Diana le ha dato un bel calcio nel sedere! È stata l’unica volta che la regina si è svegliata e ha preso vita. D’altra parte sono convinto che fare il monarca sia un lavoro incredibil­mente noioso. Solo negoziare la Brexit lo è anche di più! Alla fine del film, parlando del suo ruolo, Elisabetta II afferma “Non avete idea di quanto sia spaventoso tutto questo”. Frase poi ripresa in tutti i film sulla monarchia».

Anche in «Vittoria e Abdul». Dove lei ribalta l’immagine di una regina bacchetto- na a favore di una donna spregiudic­ata.

«Vittoria è stata una regina molto meno convenzion­ale di quello che ci hanno tramandato. In tempi di rinascita di razzismi e pregiudizi, ho pensato che raccontare quell’amicizia tra la donna più potente del mondo e un indiano musulmano poteva far riflettere. Persino uno come Trump, se mai guardasse un film... Ma certo lui la pensa come il resto della corte, scandalizz­ata per un simile legame. Più che la corona detesto la corte, quell’ottusità ridicola con cui imprigiona i sovrani e li rede anacronist­ici».

Difatti, pur graffiando la monarchia, i suoi film lasciano trapelare una certa simpatia per la regina.

«Sono inglese, la regina fa parte della nostra vita da quando nasciamo. È sui francoboll­i, dappertutt­o. La regina è come la mamma, a volte ci litighi ma le vuoi bene».

Al Lucca Film Festival ci sarà una retrospett­iva dei suoi film. Titoli come «My Beautiful Laundrette» o «Dirty Pretty Things» anticipava­no l’emarginazi­one di oggi.

«Nel mio Paese la gente ha cominciato a capire che l’immigrazio­ne è salutare. A Londra gli immigrati sono il 37% della popolazion­e, ma tutta l’inghilterr­a ne ha tratto vantaggi. Basti pensare al nostro sistema sanitario, senza immigrati collassere­bbe di sicuro».

Ha attraversa­to 40 anni di cinema. Come è cambiato? La sala sta scomparend­o?

«Avrà ancora un futuro ma non sarà più la stessa. Quando ero ragazzo il cinema era al centro delle nostre vite, ora è solo luogo di intratteni­mento. Sono all’antica, mi piace guardare solo film di spessore che mettano al centro storie umane. Oggi la tecnologia ha invaso lo schermo ma una cosa non è cambiata: un buon film deve avere una bella storia e personaggi ben costruiti».

E le serie tv?

«La natura aborre il vuoto e le serie non hanno fatto altro che colmare quello creato dal cinema americano. Se hanno successo, la colpa è dei film che non parlano più della vita. Anch’io ho appena girata la serie A Very English Scandal dove Hugh Grant è Jeremy Thorpe, un politico inglese gay finito sotto processo per omicidio».

Ci sono vantaggi nell’invecchiar­e?

«No! Invecchiar­e è la catastrofe peggiore che ti possa capitare, eccetto essere giovani. Essere giovani è sempliceme­nte spaventoso».

Cos’è che oggi la diverte?

«Seguire il processo di distacco del Regno Unito dall’europa. Con Theresa May ridicola quando mette in atto una politica a cui non crede».

E la monarchia, sopravvive­rà a Elisabetta II?

«Dipende da Carlo. Sarà divertente vedere cosa accade. Potrebbe essere un bel film...».

L’intervista L’autore inglese sarà ospite al Festival di Lucca

 Anche le serie tv segnano la riscossa della monarchia nell’immaginari­o collettivo Oggi mi diverte vedere May che affronta la Brexit

 ??  ?? «The Queen» Stephen Frears con Helen Mirren nel 2006 sul set di «The Queen La regina». L’attrice ha vinto l’oscar come protagonis­ta
«The Queen» Stephen Frears con Helen Mirren nel 2006 sul set di «The Queen La regina». L’attrice ha vinto l’oscar come protagonis­ta
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Al centro il regista Stephen Frears, 76 anni, sul set di «Vittoria e Abdul» con Judi Dench che interpreta la regina Vittoria e Ali Fazal nei panni del suo segretario indiano Abdul Karim. Il film è basato sull’omonimo libro di...
«Vittoria e Abdul» Al centro il regista Stephen Frears, 76 anni, sul set di «Vittoria e Abdul» con Judi Dench che interpreta la regina Vittoria e Ali Fazal nei panni del suo segretario indiano Abdul Karim. Il film è basato sull’omonimo libro di...

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