Si sveglia dal coma con 24 fratture «Incidente? No, voleva uccidermi»
Sassari, un 35enne: sono sceso dall’auto di un conoscente, poi mi è passata sopra
SASSARI Una settimana in coma, 24 fratture e un polmone perforato. «Poche speranze», così i medici. Ma lui a un tratto ha riaperto gli occhi e ha parlato: «Qualcuno voleva uccidermi. Ho visto i fari e una grossa auto mi ha travolto». Gli è passata sopra due volte, forse tre; poi è apparso un uomo, lo ha trascinato per una decina di metri, lo ha scaraventato giù da un dirupo ed è andato via: ha creduto fosse morto. Giovanni Antonio Pedranghelu, 35 anni, di Nughedu San Nicolò (800 abitanti, provincia di Sassari) è stato fortunato: era notte fonda, se non per le ferite l’avrebbe ucciso il gelo, ma in quel viottolo di campagna è comparso un automobilista, lo ha soccorso e ha chiamato il 118. Ora sta meglio, però ha paura: «Ho detto tutto ai carabinieri, sanno chi è, ma circola in paese liberamente». In attesa di un ordine di carcerazione che viene dato per imminente (tentato omicidio) la madre lo ha portato via dall’ospedale: «Là non era al sicuro». E lo ha nascosto in un luogo segreto.
Giovanni Antonio Pedranghelu — lavora nel bar e nella pasticceria di famiglia, fedina penale immacolata, super tifoso dell’inter, patito di film sulla mafia e di Marlon Brando — va lentamente riprendendosi dallo choc ma non sa spiegare ciò che è accaduto 15 giorni fa. Indagini parallele dell’avvocato Antonio Secci per conto della famiglia Pedranghelu e accertamenti dei carabinieri hanno confermato la ricostruzione del giovane. Riavutosi dal coma, Giovanni Antonio ha cominciato a ricordare. Un sabato, tarda sera: «Ero al bar, sono uscito con uno che conoscevo bene, siamo saliti sulla sua auto per andare in campagna a prendere del vino per una festa. Sono sceso davanti al cancello…». Poi un vuoto di memoria: «…ma che un’auto mi sia passata sopra — così su La Nuova Sardegna — questo lo ricordo bene».
I carabinieri hanno subito interrogato il proprietario dell’auto. «Io alle 21,30 di quella sera ero a casa, già a letto». Alibi smentito: in molti lo hanno visto al bar. È stata sequestrata l’auto, un pick up e vicino al cancello ci sono tracce di gomme, compatibili. Sulla stradina è stato ritrovato anche uno scarpone. «È suo?» hanno chiesto i carabinieri al sospettato. «Sì, l’avevo perduto giorni prima». Ci sono anche brandelli della camicia di Giovanni Antonio, strappata mentre veniva trascinato per terra e poi buttato giù da un muro sul viottolo sottostante.
Insomma, non rimane che attendere l’esito delle perizie, già ordinate dal magistrato, sul pick up (per vedere se ci sono tracce lasciate da Pedranghelu) e sulle ferite, per ricostruire come è avvenuto l’investimento. L’auto ha travolto una o più volte il giovane? Oltre alle 24 fratture ci sono lesioni alla testa: colpi di bastone o urti contro pietre del sentiero? Particolare rilevante: serve a valutare se sia stato un tentativo di omicidio volontario o un incidente. Pedranghelu e il suo «conoscente», hanno riferito persone presenti al bar, avevano bevuto molto e a chi guidava può aver perduto il controllo della frizione mentre con i fari illuminava l’altro davanti al cancello e lo ha travolto. Poi ha probabilmente fatto retromarcia, passandogli sopra.
Ma perché non lo ha soccorso e lo ha trascinato e scaraventato dal muretto? A Nughedu qualcuno dice: «Si è sentito perduto. Se gli avessero fatto l’alcoltest, gli avrebbero ritirato la patente». Spiegazione debole per gli inquirenti, che assicurano: il «giallo» sarà presto risolto.