Le mosse di Orbán e l’europa debole
Il provvedimento prevede anche la messa al bando. L’«avvertimento» di Merkel
BUDAPEST Non perde tempo, Viktor Orbán. Il giorno dopo la schiacciante vittoria nelle elezioni ungheresi, con una maggioranza di due terzi che gli consente di varare modifiche costituzionali, il premier magiaro segnala di voler dar seguito a una delle sue promesse più controverse.
Un portavoce di Fidesz, il partito di Orbán, ha annunciato che già in maggio, dopo l’insediamento, «il nuovo Parlamento comincerà a lavorare, nell’interesse del Paese, alla legge stop-soros». Il provvedimento è parte della campagna di Orbán contro il finanziere e filantropo Usa di origine ungherese, George Soros, accusato di essere l’architetto di un «grande piano» segreto per favorire l’arrivo in Ungheria e in Europa di milioni di islamici. Se fosse approvata, la legge imporrebbe una tassa del 25% sulle donazioni straniere alle Ong presenti in Ungheria favorevoli all’immigrazione. La loro attività dovrebbe essere autorizzata dal ministro dell’interno, che potrebbe dichiararle fuorilegge se ritenute un «rischio alla sicurezza nazionale».
Secondo i risultati provvisori, quelli definitivi saranno resi noti fra qualche giorno, nella nuova Assemblea nazionale Fidesz avrà 134 seggi su 199. Il secondo gruppo, con 25 deputati, sarà quello di Jobbik, il partito nazionalista di estrema destra, il cui leader, Gabor Vona, si è dimesso la sera stessa del voto. Venti seggi andranno all’alleanza rosso-verde tra i socialisti di Mszp e gli ecologisti di Dialogo per l’ungheria.
A Orbán sono giunte le felicitazioni di molti leader europei, fra i quali Angela Merkel, che però ha sottolineato le divergenze sul tema delle migrazioni. Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, nelle sue congratulazioni ha ricordato come la difesa della democrazia sia dovere comune per tutti i Paesi membri senza eccezione.