Di Maio-salvini, nervi tesi sul governo
«Con Berlusconi? Possibilità zero». Il leghista: «Lui mi interessa meno di zero». Ma vuole un incontro
Torna in salita il dialogo tra M5S e Lega. Salvini spiega: «Ci sono il 51 per cento di possibilità di fare un governo tra il Centrodestra e i 5 Stelle». Replica Di Maio: «C’è lo zero per cento di possibilità che il Movimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra». Ancora il leghista: «Di Maio? In questo momento mi interessa meno di zero». Intanto la Camera apre il dossier vitalizi. Fico: assegni in base ai contributi. Il presidente della Camera ha chiesto ai questori di formulare entro i prossimi 15 giorni una proposta per trasformare i vitalizi degli ex parlamentari eletti prima del 2012 in assegni pensionistici.
Il confronto tra 5 Stelle e Lega ha un’improvvisa battuta d’arresto, dopo un botta e risposta sui due leader che ha per oggetto, come già nei giorni scorsi ma con toni più duri, la presenza o meno di Silvio Berlusconi, e quindi di Forza Italia, nell’ipotetica alleanza di governo. Uno stop che, se non si rivelerà solo tattico, per prendere tempo, rischia di infilare la legislatura appena iniziata in un vicolo cieco.
La mattinata comincia con un Matteo Salvini che sembra moderatamente ottimista e che annuncia a Rainews: «Chiederò volentieri a Di Maio un incontro». A seguire, in un incontro con imprenditori e cittadini di San Daniele del Friuli (il 29 ci saranno le Regionali), Salvini spiega: «Ci sono il 51 per cento di possibilità di fare un governo tra il Centrodestra e i 5 Stelle». Salvini ragiona di possibili alternative: «Escludo qualsiasi tipo di accordo di governo con il Pd. Si parte dal centrodestra, mancano dei voti, a chi li chiedo? A caso? No, provo a dialogare sui temi». Con il M5S, invece, «il dialogo è possibile, ma non con i veti. Ho voglia di dialogare e di costruire e ci provo fino all’ultimo».
Parole che evidentemente non convincono Di Maio, almeno a quanto si desume da un tweet di poco successivo: «C’è lo zero per cento di possibilità che il Movimento 5 Stelle vada al governo con Berlusconi e con l’ammucchiata di centrodestra».
L’ostacolo rimane lo stesso: i 5 Stelle non vogliono Berlusconi con Forza Italia, la Lega non vuole e non può separarsi dal suo alleato di centrodestra. E Giorgia Meloni, di FDI, aggiunge: «A Salvini, primo nella coalizione di centrodestra, non conviene fare il secondo di Di Maio». In questo cul de sac, resta l’alternativa del Pd, che i 5 Stelle non escludono e Il sacrario
Da sinistra Massimiliano Fedriga, 37 anni, candidato in Friuli Venezia Giulia, Matteo Salvini, 45, il sindaco di Redipuglia Antonio Calligaris, 44, e il tenente colonnello Norbert Zorzitto 50 che continuano a percorrere, ma che le posizioni politiche e le condizioni dei dem, divisi e alle porte di nuovi cambiamenti, rendono molto difficili. Come testimoniano le parole di Graziano Delrio: «Non c’è nessuna possibilità di un governo M5S-PD, tra un mese forse ci potrà essere una discussione più matura».
A rendere più drammaticamente concreto lo stallo delle trattative, la controreplica tranchant di Salvini al tweet dello zero per cento di probabilità per «ammucchiate»: «Di Maio? In questo momento mi interessa meno di zero». Di Maio, però, si dice «fiducioso che un governo si formerà» e avverte: «Non avrebbe senso fare il presidente del consiglio per tirare a campare».
Tra i due (quasi) litiganti, c’è il terzo, ovvero Forza Italia, che cerca di capire come andrà a finire. Renato Schifani non è tenero: «Qualcuno della Casaleggio associati dovrebbe dire a Di Maio che l’arroganza non paga e che sulla strada dei veti non si va da nessuna parte». Antonio Tajani è lievemente più morbido: «Se il Movimento fa una precipitosa marcia indietro e si scusa, se ne parlerà. Non si tratta di portare rancore, non dobbiamo passare le vacanze insieme. Si tratta di risolvere i problemi e dare risposte ai cittadini».
Salvini, dopo la battuta dello zero per cento, conclude il ragionamento: «Io sono pronto a dialogare però per dialogare con uno, si deve aver voglia di parlare. Ma se dall’altra parte c’è chi dice sono solo no, no, no, e “il premier lo faccio io con chi voglio io”, allora torniamo dagli italiani, al voto».
Ipotesi remota, che però i 5 Stelle si preparano a percorrere. Come dimostra l’accenno di Rocco Casalino al New York Times, nel quale spiega che è «possibile» superare il vincolo del doppio mandato. Che, se la regola valesse ancora, impedirebbe a Di Maio di riprovarci ancora, in caso di nuove elezioni.