Corriere della Sera

Trump: Siria, l’ora delle decisioni Ipotesi di un intervento con Parigi

- DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE Giuseppe Sarcina

La decisione di Donald Trump, attaccare o no la Siria, è attesa già nella notte o, al massimo, nella giornata di oggi. Gli Stati Uniti preparano «una forte risposta all’atto barbarico», l’attacco chimico attribuito a Bashar al Assad contro la popolazion­e di Douma, il 7 aprile: almeno 60 morti, molti bambini, e circa 1000 feriti. E, questa volta, tutto lascia pensare che gli americani non saranno soli. Domenica sera Trump si è sentito al telefono con il presidente francese Emmanuel Macron. Nel comunicato della Casa Bianca si legge: «I due leader hanno concordato di coordinare una forte, comune risposta». L’asse sulla Siria tra Washington e Parigi non è una novità. In diverse occasioni il presidente francese si era impegnato pubblicame­nte a partecipar­e con gli americani a blitz punitivi contro Assad.

Trump ha detto esplicitam­ente che «ogni opzione è sul tavolo», compresa quella militare.

L’attesa è per un raid, simile a quello del 7 aprile 2017, quando gli Usa colpirono con 59 missili Tomahawk l’aeroporto di Shayrat, dopo la strage con il sarin nel villaggio di Khan Sheikhun.

«Prenderemo una decisione importante entro 24-48 ore», ha aggiunto il presidente americano, rivolgendo­si ai giornalist­i, prima di cominciare la riunione del suo governo: «È stata un’azione atroce, orribile. Qui stiamo parlando di umanità, non possiamo permettere che accadano queste cose. Stiamo studiando la situazione in modo molto accurato. Sapete che la zona è circondata e quindi è difficile raccoglier­e elementi. Se dicono di essere innocenti, perché hanno chiuso l’area? Vedremo di chi sono le re-

Possibile coalizione Ci potrebbe essere anche Londra: Theresa May ci sta riflettend­o Israeliani già schierati

sponsabili­tà, se della Russia, della Siria, dell’iran o di tutte e tre insieme. Lo scopriremo presto e la nostra reazione sarà rapida».

E per una volta Trump non scantona una domanda su Vladimir Putin. Chiede un cronista: «Putin ha qualche responsabi­lità?» «Potrebbe, sì potrebbe averne. E se è così, la questione diventa molto dura, molto dura». E ancora: «Per quanto mi riguarda non ho il minimo dubbio su che cosa sia accaduto e chi sia il responsabi­le, ma i nostri generali ci stanno ancora lavorando e avremo risultati, credo, nelle prossime 24 ore».

L’impression­e è che possa prendere rapidament­e forma una minicoaliz­ione pronta a «punire» il regime di Damasco. Ci potrebbe essere anche il Regno Unito: la premier Theresa May ci sta riflettend­o. Gli israeliani sono pronti. Anzi, gli iraniani, i russi e i siriani hanno accusato l’aviazione di Benjamin Netanyahu di aver bombardato la base aerea militare T-4 non lontano da Homs, controllat­a dall’esercito di Bashar al Assad: 14 morti tra cui due militari di Teheran. Israele non ha né smentito, né confermato il raid. I media americani, però, sostengono che Washington sarebbe stata preavverti­ta dagli alleati.

Veemente la reazione russa e ieri si è sviluppata nella riunione di urgenza del Consiglio di sicurezza dell’onu. L’ambasciato­re di Mosca, Vassily Nebenzia, ha smentito su tutta la linea: «Non ci sono prove di attacchi chimici». E poi si è scagliato contro gli Stati Uniti, la Francia e il Regno Unito: «Avete avviato una campagna di aggression­e contro la Russia e contro la Siria, un Paese sovrano. State usando toni offensivi che vanno ben oltre quelli della Guerra fredda. Non vi rendete conto fino a che livello di rischio state spingendo la situazione internazio­nale. Noi non vi chiediamo niente, noi non vogliamo essere vostri amici. Vogliamo solo delle relazioni civili, che voi disprezzat­e».

Durissima la replica dell’ambasciatr­ice americana Nikki Haley: «In Siria la Russia sostiene un mostro. Ma l’ostruzioni­smo russo non impedirà agli Stati Uniti di rispondere».

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 ??  ?? StrategiaI­l presidente degli Stati Uniti d’america Donald Trump durante la conferenza stampa che ha preceduto la riunione del suo gabinetto di governo. In quella sede Trump ha affrontato le prossime mosse della sua amministra­zione sulla guerra in Siria, dopo l’attacco chimico nella Ghouta Orientale. Trump ha detto che deciderà entro domani. La Casa Bianca ieri ha ribadito l’intenzione di ritirare presto le truppe dalla Siria (sono dislocate nella zona Nord orientale di Manbij) ma di volersi prima assicurare che Assad non utilizzerà più armi chimiche. Un attacco che il presidente è tornato a definire «odioso e intollerab­ile». Due giorni fa aveva definito il leader siriano «un animale» (Jim Lo Scalzo/epa)
StrategiaI­l presidente degli Stati Uniti d’america Donald Trump durante la conferenza stampa che ha preceduto la riunione del suo gabinetto di governo. In quella sede Trump ha affrontato le prossime mosse della sua amministra­zione sulla guerra in Siria, dopo l’attacco chimico nella Ghouta Orientale. Trump ha detto che deciderà entro domani. La Casa Bianca ieri ha ribadito l’intenzione di ritirare presto le truppe dalla Siria (sono dislocate nella zona Nord orientale di Manbij) ma di volersi prima assicurare che Assad non utilizzerà più armi chimiche. Un attacco che il presidente è tornato a definire «odioso e intollerab­ile». Due giorni fa aveva definito il leader siriano «un animale» (Jim Lo Scalzo/epa)

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