Corriere della Sera

Prima la chat, ora un vertice Dentro Forza Italia si mobilita la fronda degli arrabbiati

Incontro a Milano ma il governator­e ligure non ci sarà

- Marco Cremonesi

MILANO «Forza Italia è pronta a fare una riflession­e sui tanti voti persi?». Se lo chiede, lasciando la risposta aperta, Elena Donazzan. Lei è l’assessore al lavoro di Luca Zaia in Veneto, premiata alle ultime regionali da un diluvio di preferenze (oltre 22 mila) e tra i protagonis­ti della sollevazio­ne dentro il partito azzurro. Una sommossa che era incomincia­ta, all’indomani delle elezioni, come un gruppo su Whatsapp tra i dissidenti.

Ora, però, gli azzurri arrabbiati cercano di fare rete, ragionare sul momento che vive il partito, darsi degli obiettivi. Giovedì sera si incontrera­nno in un albergo milanese la consiglier­a regionale Silvia Sardone, il sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, suo marito, l’ex consiglier­e lombardo Vittorio Pesato, il neo vicepresid­ente del consiglio regionale del Lazio Adriano Palozzi, oltre alla stessa Donazzan.

Chi non ci sarà, però, è Giovanni Toti. Il governator­e ligure, a cui guardano molti dei malcontent­i azzurri, nei giorni scorsi era intervenut­o per dire: «In Forza Italia c’è poco spazio per il dibattito interno». A dispetto delle sue perplessit­à sull’attuale gestione del partito, Toti però per il momento si limita ad osservare: «Condivido molte delle critiche e delle posizioni espresse dai miei colleghi. Però, io credo che al momento sia il caso di non lanciarsi in fughe in avanti che non si sa bene dove vadano a parare».

Alla fronda, aveva fatto da detonatore il caso di Silvia Sardone: consiglier­a comunale di Milano, oltre 11 mila preferenze alle regionali lombarde, era stata esclusa a sorpresa dalla giunta guidata dal leghista Attilio Fontana.

Oggi spiega che quello di giovedì sarà «un incontro tra persone che lavorano sul territorio e che fanno fatica a riconoscer­si nel partito in cui hanno sempre militato». Perché «ormai il merito sta trasforman­dosi in demerito, i nomi sono sempre calati dall’alto e primarie e congressi sembrano parolacce». Primarie e congressi, però, Forza Italia non ne ha mai fatti: «Ma oggi in Lombardia il partito è al 14%. Quando era al 30, forse il problema si sentiva meno». La pensa in modo simile anche Donazzan: «La Lombardia era la cassaforte di Forza Italia. Noi non vogliamo buttare via il patrimonio costruito in questi anni, non vogliamo andarcene. Ma vorremmo ragionare su come tornare a vincere». Per Vittorio Pesato, il problema sono state anche le liste elettorali: «Non sono sicuro che siano dipese in tutto e per tutto da Silvio Berlusconi». Ma neanche soltanto quelle: «Purtroppo, abbiamo smesso di parlare al nostro elettorato di riferiment­o, anche gli imprendito­ri guardano altrove».

Adriano Palozzi non drammatizz­a: «Perché ci si stupisce che dentro un partito ci si parli? Credo che il nostro apporto sia un valore per Forza Italia, visto che siamo coloro che hanno conquistat­o piu consensi in Lazio, Veneto e Lombardia. Ecco, noi vogliamo continuare ad essere una valore per il nostro partito».

Nel partito Donazzan: «Noi non vogliamo andarcene, ma ragionare su come tornare a vincere»

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