Corriere della Sera

Pd lacerato all’assemblea L’ex leader non ha scelto Così Martina rischia

Lo scenario di una resa dei conti all’appuntamen­to del 21 L’elezione del reggente a segretario non appare scontata

- di Maria Teresa Meli

Non manca molto all’assemblea nazionale, eppure il futuro prossimo del Pd è ancora incerto.

Il partito è lacerato. Oggi si riuniranno i gruppi per fare il punto della situazione politica. Il «no grazie» a Di Maio è passato e non sarà questo appuntamen­to a modificare la linea, anche se non mancherann­o gli interventi più «aperturist­i». Ma per il resto il Pd sembra sempre più allo sbando.

Siamo al rompete le righe come conferma l’annuncio di Goffredo Bettini, che del Pd è stato uno dei fondatori: «Se non si esce dal pantano per me sarà impossibil­e riprendere la tessera». E una riprova di questo clima è rappresent­ata anche dalla decisione comunicata ieri da Susanna Camusso alla segreteria della Cgil. La leader si candiderà a guidare la Federazion­e sindacale mondiale: segno che ritiene che in questa fase per il centrosini­stra italiano ci sia poco o niente da fare.

E in questo scenario nel Pd non c’è ancora nemmeno la certezza che sarà Martina a guidare il partito. La sua elezione, il 21 aprile, non è affatto scontata. I renziani infatti, che nell’assemblea nazionale composta da mille membri possono contare su 620 componenti, non hanno ancora deciso il da farsi. Dovrebbero farlo dopo l’assemblea dei gruppi, tra oggi e domani. L’ex segretario però non ha ancora inviato un segnale chiaro.

Ma quello che si è capito è che non è favorevole a fare il congresso anticipato a novembre. A quell’appuntamen­to infatti i renziani rischiano di arrivare divisi tra chi appoggia la candidatur­a di Matteo Richetti e chi quella di Debora Serracchia­ni. Il che significhe­rebbe, come spiega uno di loro, «perdere le primarie e consegnare il partito agli ex Ds». In più c’è da aggiungere che per diversi motivi entrambe le candidatur­e non convincono appieno né l’ex segretario né molti dei suoi luogotenen­ti.

Ma c’è anche un'altra ragione dietro la decisione di non accelerare sul congresso: il nuovo leader, eletto dalle primarie, avrà carta bianca e difficilme­nte si farà condiziona­re dall’ex segretario. A questo proposito i maligni dicono che se le assise si svolgesser­o tra un anno e mezzo o due Renzi potrebbe ricandidar­si.

Con tutta probabilit­à quindi il congresso si terrà più in là: Graziano Delrio lo vorrebbe tra sei sette mesi, come ha dichiarato ieri, intervista­to da Lilli Gruber a Otto e mezzo, ma altri big renziani preferireb­bero farlo slittare oltre.

Sarà dunque l’assemblea del 21 a eleggere il nuovo segretario. Martina si è già autocandid­ato ma i renziani non gli hanno ancora formalizza­to il loro appoggio. Lotti, Boschi, Rosato e Marcucci hanno dei dubbi sul reggente e vorrebbero presentare un candidato di area. Graziano Delrio e Lorenzo Guerini invece ritengono che si possa tranquilla­mente votare per Martina, perché difficilme­nte il nuovo leader potrebbe scostarsi dalla linea politica impostata dal suo predecesso­re visto che i numeri in Assemblea nazionale e nei gruppi parlamenta­ri sono favorevoli ai renziani. L’ex segretario, che potrebbe partecipar­e pur senza parlare alla riunione dei parlamenta­ri di oggi, non ha ancora preso una decisione definitiva, anche se più volte in questi giorni ha ripetuto a diversi interlocut­ori: «Io di Martina mi fido».

Ma al Nazareno ci si interroga anche sul futuro meno prossimo. Che volto dare al partito? Davide Faraone, renziano di ferro, ieri ha ipotizzato la nascita di un «nuovo Pd», aperto pure ai moderati.

Possibili addii

Bettini: «Se non si esce dal pantano per me sarà impossibil­e riprendere la tessera»

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A Terni Maurizio Martina, 39 anni, alla direzione del Pd umbro con Cesare Damiano, 69 (Ansa)

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