Corriere della Sera

Chiude la fondazione-cassaforte di Renzi «Raccolti 6,7 milioni, è finita un’epoca»

Addio a «Open», che finanziava la Leopolda: prima mossa verso un nuovo partito?

- di Claudio Bozza claudio.bozza@rcs.it

MILANO Da «Open» a «Closed». Matteo Renzi mette i conti in pari e chiude la Fondazione Open, la cassaforte che ha finanziato la sua scalata politica: da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi. La svolta sarà ufficializ­zata a breve dal consiglio di amministra­zione, presieduto dall’avvocato Alberto Bianchi e composto da Maria Elena Boschi, Luca Lotti e Marco Carrai. Il forziere e braccio operativo di Renzi era stato costruito nel 2012 sotto il nome di Big bang, per avere a disposizio­ne un contenitor­e che, giuridicam­ente, potesse ricevere le donazioni dei finanziato­ri privati.

In questi sei anni, la parabola politica dell’ex premier è stata un fulmine: dalla rapida ascesa, all’incredibil­e discesa dopo la batosta al referendum costituzio­nale. Specie nella fase della scalata non è mancato il sostegno di economico di imprendito­ri più o meno potenti, ma anche di semplici cittadini. Dalle maxi donazioni come quelle del finanziere Davide Serra (quasi 300 mila euro in tutto tra lui e la moglie), della British american tobacco (110 mila euro) o dell’armatore Vincenzo Onorato (oltre 150 mila euro), assieme ai micro bonifici via Paypal, la fondazione Open ha raccolto

Bianchi Poca trasparenz­a su chi ci ha finanziato? Abbiamo pubblicato il 60% dei nomi, siamo l’istituzion­e più virtuosa in Italia Presidente di «Open»

in sei anni circa 6,7 milioni di euro. Una cifra ingente, investita soprattutt­o per organizzar­e sette edizioni della Leopolda e la fase iniziale della rottamazio­ne, quando l’interesse di molti importanti finanziato­ri aveva bruscament­e virato verso l’allora sindaco di Firenze. Tra questi c’erano anche sostenitor­i storici del centrodest­ra, i quali preferivan­o versare alla fondazione piuttosto che al Pd.

Ma perché l’ex premier ha deciso di chiudere la cassaforte? Le dimissioni da segretario del Pd hanno fatto calare il sipario. E adesso? Renzi rimarrà davvero dietro le quinte con i galloni di semplice senatore? Oppure, come si sussurra da più parti, ha chiuso una pagina per aprirne un’altra, magari con un nuovo partito a tempo debito? Intanto Bianchi, guardiano dei conti, spiega: «È innegabile che una fase si sia chiusa. I conti sono già a posto». Ciò significa che, nel giro di un mese, il cda di Open approverà il bilancio con l’incasso di circa 1,3 milioni di euro, fondi necessari per ripianare il rosso accumulato e pagare i fornitori che battevano cassa, alcuni dei quali da tempo.

L’ultimo atto di Open sancirà anche il de profundis su circa il 40% dei nomi dei finanziato­ri che non hanno dato l’autorizzaz­ione alla pubblicazi­one della propria identità: «Siamo la fondazione italiana più trasparent­e in assoluto — conclude Bianchi —. Lo certifica anche Openpolis, che ha analizzato 60 istituzion­i come la nostra».

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