«È un Paese che si sente punito dalla Storia»
«Non mi aspettavo una vittoria così ampia di Orbán e Fidesz. Più di un successo conservatore, è una vittoria nazionalista. Orbán non è un conservatore mainstream, come la sua appartenenza alla famiglia del Partito popolare europeo può far credere. È un populista nazionalista di destra, le sue politiche sono anti europee e anti solidali».
Anton Pelinka è uno dei massimi esperti europei dei nazionalismi. Viennese, ha insegnato a Innsbruck e Harvard. Oggi dirige il Centro di Studi di Scienze Politiche della Central European University di Budapest.
Perché gli ungheresi votano Orbán in massa? Non c’è nessun partito in Europa con quasi il 50% dei voti.
«Due le spiegazioni: la debolezza delle forze di centro-sinistra; e, forse ancora più importante, la specifica narrazione vittimistica ungherese, la convinzione profonda che il Paese sia sempre stato punito dalla Storia, tradito dagli altri, fossero i sovietici, gli americani, gli europei. L’auto percezione del popolo è che l’ungheria sia sempre stata oggetto di cospirazioni dirette contro di lei. Orbán con i toni apocalittici della sua campagna ha puntato tutto su queste emozioni, solleticando paure e risentimenti».
Come userà Orbán questa terza super-maggioranza?
«Giunto all’apice del successo, potrebbe ammorbidirsi e diventare più moderato. Ma ne dubito. Oppure, sentendosi giustificato da questo successo, continuerà la battaglia per silenziare i suoi nemici all’interno e combattere l’integrazione Ue all’esterno».
Può riuscire in questo ?
«Ha molti alleati, in Polonia, in Austria, nel gruppo di Visegrad, nella Csu bavarese, in alcuni Paesi nordici, in Italia specie dopo le elezioni. C’è un fronte vasto e oggettivo, anche se non ancora strutturato, di forze nazionaliste decise a fermare l’integrazione».
Un anno dopo l’elezione di Macron, il successo di Orbán va in senso opposto.
«Macron è l’anti Orbán e viceversa. È una partita aperta, su chi tra i due definirà il futuro dell’europa. Io resto ancora ottimista poiché Macron ha dalla sua gli interessi economici dell’europa. Ma Orbán non ha torto quando dice che l’unione deve fare meglio e investire di più per controllare e mettere in sicurezza i suoi confini».
Nella campagna di Orbán ci sono stati velati riferimenti antisemiti.
«L’ungheria ha una tradizione antisemita, lui ha voluto parlare a questo sentimento antisemita esistente».