CHI CRITICA LA RETE MUORE MA SPESSO HA RAGIONE
Caro Aldo, i ragazzi utilizzano molto le dita sulla tastiera degli apparecchi digitali, e questo porta alla perdita della capacità di scrivere e alla scomparsa della pratica tattile-cognitiva della mano. Ricordo le bacchettate sulle dita della mia maestra se non impugnavo bene la penna e non le mostravo una pagina di bella scrittura e i pomeriggi a tracciare aste: quando lo racconto ai nipoti, ridono! La scrittura manuale, oltre a perdersi, si muove verso forme semplificate, come lo stampatello. Non si tratta di essere contro la tecnologia, ma di riconoscere il grande valore dello scrivere a mano! Enzo Di Santo, Siena
Caro Enzo,
Deve sapere una cosa: ogni volta che esprimo critiche all’impero della Rete, nuova ideologia e nuova religione, vengo sbertucciato da qualche sito dove presunti intellettuali si incaricano di confermare la teoria del livore dominante. Quando in questa pagina abbiamo criticato il bit-coin, ho ricevuto mail sprezzanti di sedicenti economisti che mi spiegavano come la moneta digitale rappresentasse il futuro dell’umanità. Ora che la bolla si sta sgonfiando non scrivono più. Con il tempo pure i laudatori della rivoluzione digitale finiranno per capire anche loro che girare sempre e ovunque con le cuffiette nelle orecchie è maleducazione e rifiuto degli altri, che restare sempre e ovunque connessi non giova alla crescita culturale e spirituale dei ragazzi, che la vita virtuale rischia — anche negli adulti — di sostituire non solo quella reale ma anche quella interiore. Ovviamente non possiamo rinunciare alla tecnologia; dobbiamo però evitare che la tecnologia diventi il nostro padrone. Anche evitando di disimparare a scrivere, sia pure senza bacchettate, nel frattempo per fortuna abolite. I nativi digitali possono essere la generazione più ricca di opportunità nella storia umana; ma possono anche essere la prima a crescere senza aver scritto una lettera, letto un libro, o anche solo giocato a pallone.