Corriere della Sera

Le proteste ad orologeria quando a Milano c’è il Salone

- Di Dario Di Vico

Riusciremo a far sì che la settimana del Salone del Mobile non registri scioperi e agitazioni? E non si producano disagi e intralci per le migliaia di visitatori previsti da tutto il mondo? La domanda è sicurament­e venata di pessimismo preventivo ma ci siamo scottati e la pelle è rimasta sensibile. Nell’aprile del ‘17 andò in onda uno sciopero degli tramvieri milanesi che avrebbe potuto essere procrastin­ato e fu invece calendariz­zato nella Design Week per esaltare il potere di veto sindacale. Purtroppo quell’esperienza sembra aver fatto scuola e ci sono almeno un paio di categorie che stanno consideran­do l’ipotesi di copiarla nel 2018. I primi sono i tassisti che ieri hanno dato vita a una prima protesta sotto Palazzo Marino per richiamare l’attenzione sul tema degli abusivi accusando il Comune di scarsa incisività nel reprimerli. Pare che abbiano nel mirino una app cinese che, grazie alla lingua, ha creato un circuito di servizio parallelo. Lungi da noi sottovalut­are il problema ed emettere un giudizio di merito, ci preoccupa però un contenzios­o «ad orologeria» che viene a maturazion­e proprio in questi giorni. Non ci resta che sperare che i tassisti non cadano in tentazione perché una loro protesta in pieno Salone avrebbe effetti devastanti. La seconda ipotesi riguarda i dipendenti del Cenacolo vinciano in stato di agitazione perché il bando di gara del rinnovo dell’appalto non prevede la cosiddetta clausola sociale, ovvero la garanzia della riassunzio­ne dei 18 lavoratori. Da qui la decisione di indire uno sciopero per sabato 21 aprile quando si recheranno al Cenacolo i visitatori stranieri che hanno prenotato la visita. Anche in questo caso il timing non può che suscitare allarme e preoccupaz­ione, al di là di ogni giudizio di merito sulla vertenza. Prendere in ostaggio cittadini o turisti o addirittur­a un’intera Fiera per difendere le proprie cause non aiuta a migliorare il rapporto tra sindacati e opinione pubblica. Incattivis­ce tutti.

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