Ma i problemi del Dottore sono anche in casa sua
La questione non è tanto chi abbia ragione o abbia torto, perché nella curva di Termas de Rio Hondo c’è un pilota, Marquez, che si infila accelerando inspiegabilmente e ce n’è un altro, Rossi, che finisce a gambe all’aria. Responsabilità chiare. Non è un caso che l’investitore si presenti dall’investito pronto a firmare la constatazione amichevole. La vera questione è: che cosa succederà adesso? Pensare che Marc Marquez modifichi il suo stile di guida è un’illusione, e sarebbe assurdo — oltre che illogico — aspettarselo. Così come sarebbe assurdo e illogico immaginare che Valentino Rossi possa porgere l’altra guancia. Quando il Dottore faceva a sportellate con Biaggi, Gibernau e Stoner, tutti a dire ma quanto è bravo, ma quanto è forte, ma quanto è deciso. Ma quanto è campione. Marquez, che di Rossi è l’erede, ha l’arroganza del fenomeno e la cattiveria del numero uno, la sua posizione privilegiata non può però trasformarlo in un intoccabile. La Dorna non lo fermerà, troppo importante MM per lo spettacolo, anche se altri piloti di talento avevano pagato in passato la troppa esuberanza rimanendo fermi un giro, Capirossi, Lorenzo e il povero Simoncelli, e si parla di campioni del mondo. Valentino reputa Marquez pericoloso per sé e per gli altri: al confronto, il litigio del 2015, spinte e calci a 200 all’ora, era una barzelletta. Ma Rossi domenica ha identificato anche un altro problema: il silenzio della Yamaha, la sua scuderia, che si è lamentata senza però ricorrere formalmente contro il comportamento del rivale. Accadde lo stesso nel 2015, ma allora Yamaha era «giustificata» dal fatto che tra i due litiganti ci fosse Jorge Lorenzo, pur sempre compagno di squadra di Vale anche se aiutato dal connazionale Marquez. Domenica ai box è stato il fido Uccio a stoppare la processione di MM e dei signori Honda, nessuno della Yamaha si è mosso. Pare che Rossi non abbia gradito. Sarebbe meglio che tutti, federazione, team, piloti, rientrassero nelle competenze e nei regolamenti. Prima che qualcuno decida di farsi giustizia da sé.