Non c’è pace
Tra Marquez e Rossi scene da Far West Pesanti accuse di Vale, ombre sul futuro Agostini: «In gara è sempre stato così...»
E ora che cosa succederà? «Se Marquez continua a comportarsi così e anche tutti gli altri alzano il livello di aggressività, va a finire male: dopo cinque gare ci sarà la metà della griglia perché tutti si butteranno fuori l’uno con l’altro». Lo scenario prefigurato dal Valentino furioso in Argentina è a metà fra Rollerball e Far West, e probabilmente è esagerato. Però pone un problema che chi comanda questo circo dovrà prima o poi affrontare.
Come? Carmelo Ezpeleta, numero uno della Dorna, in un comunicato dove difende l’operato dei commissari, ieri ha parlato dell’«apertura di una linea di dialogo» nella prossima riunione della commissione di sicurezza dei piloti a Austin, in Texas, dove si correrà fra due settimane. Ma sono parole generiche, sempre che poi Rossi e Marquez si presentino all’incontro.
La situazione, insomma, è forse più grave che nel 2015. Se infatti la famosa vicenda del presunto biscottone iberico si era esaurita nell’oblio della pausa invernale (il caso era emerso alla penultima gara), stavolta restano ben 17 Gp da correre, con chissà quanti sorpassi, contatti e sportellate ancora in agenda. E nessuno dei due nemici sembra disposto a arretrare.
Rossi, respinte le scuse di Marquez, ha aggiunto: «Mi sento preso in giro. Spero che non mi parli più e nemmeno mi guardi». Lo spagnolo, pur senza il risolino beffardo che aveva servito nel 2015, ha replicato che «quello che pensa Valentino mi preoccupa zero: tutti ricordano come era lui a 25 anni». Sono le condizioni ideali per la reiterazione dello scontro, con i relativi pericoli di uno sport in cui non si dovrebbe scherzare col rischio.
Rossi è convinto che certe cose Marquez le faccia apposta. Su questo però si dovrebbe precisare. MM sceglie deliberatamente la sua tattica estrema e tutti lo ammiriamo per come ha spostato i limiti tecnici su pianeti prima di lui inesplorati. Che sia «recidivo» è vero. Che però punti apposta la gamba degli avversari è un’accusa un po’ troppo forte. Una leggenda come Giacomo Agostini ieri l’ha criticata così: «Non è vero. Ora sono tutti un po’ nervosi, ma è sempre stato così, anche se poi naturalmente non è giusto buttare a terra la gente».
Le moviole di Sky hanno dimostrato che Marquez si è infilato all’interno accelerando, cioè cercando di sorpassare seguendo la traiettoria che aveva sognato chissà dove. Mossa illogica, certo, ma non differente da quella fatta su Aleix Espargarò o da Zarco su Pedrosa che, cadendo, ha rischiato il triplo di Rossi senza nemmeno la consolazione di una penalità per il francese. E che dire di quella di Iannone su Dovizioso nel 2016 all’ultima curva sempre a Termas?
Per il resto, Valentino ha ragione: Marquez rischia di essere un problema, ma più per lui che per gli altri. Il suo «io ho paura a stare in pista con lui» non è il grido di un pilota davvero spaventato, ma la spia della rabbia di chi pensava di avere risolto un problema e invece adesso se lo ritrova grande come prima. Il Valentino che dice «non mi sento tutelato» e che aggiunge «lui con me si comporta peggio che con gli altri, nel 2015 mi ha fatto perdere il Mondiale apposta» è l’uomo che forse domenica ha cominciato a chiedersi che razza di triennio lo aspetta con questo clima. La sua condizione per correre è sempre stata il divertimento: che cosa potrebbe accadere adesso se le cose dovessero precipitare? Il nuovo giallo è solo all’inizio.
Rossi
Ho paura di stare in pista con lui. Mi è venuto addosso apposta. Poi si scusa davanti alle telecamere ma non è sincero perché la volta dopo fa lo stesso: io le scuse non le accetto e spero che lui stia lontano da me
Marquez
Mai ho colpito intenzionalmente un altro pilota Il contatto è dipeso dalle condizioni della pista. Ho toccato una zona bagnata. E quando è caduto mi sono subito scusato Di quel che pensa mi preoccupo zero