Corriere della Sera

Morte Goolaerts Sotto accusa le lacune dei regolament­i

- Daniele Sparisci Marco Bonarrigo

stappen, si è lamentato della strategia e dei continui black out radiofonic­i (sembra impossibil­e ma anche in F1 a volte il «segnale» non prende). Fatica a entrare in sintonia con la W09, una macchina che soffre le gomme soffici e dà il meglio con quelle dure. «Ogni punto guadagnato o perso fra Lewis e Sebastian potrebbe decidere la sfida» pronostica Toto Wolff.

Il terzo round in Cina già assomiglia a uno spareggio. Con temperatur­e più basse, coperture medie e soft, le carte dicono Mercedes. Ma nulla è scontato in questo duello equilibrat­issimo. La Ferrari deve mettere a fuoco i suoi punti deboli, a cominciare dal disastroso pit stop. La Fia ha aperto un’indagine, vuole capire se per aumentare la velocità delle operazioni (un cambio gomme avviene in poco più di 2”) sia stato sacrificat­o qualcosa in sicurezza.

La risposta dei rossi è attesa nei prossimi giorni. Circolano due ipotesi. Un’anomalia del sistema automatizz­ato che ha dato luce verde a Kimi (i team più piccoli usano procedure manuali): si accende quando le gomme risultano inserite, il fatto che la posteriore sinistra non sia uscita dal dado, al contrario delle altre, può aver causato il cortocircu­ito. O l’errore umano. Mondiale

● Dopo due Gp vinti in Australia e Bahrein, Vettel è in testa al Mondiale piloti con 17 punti su Hamilton

● Prossimo appuntamen­to domenica a Shanghai, Gp della Cina, poi il 29 aprile l’azerbaigia­n

L’ultima foto di Michael Goolaerts in corsa l’ha scattata domenica poco prima delle 14 il fotografo Luc Claessen, appostato nella curva che introduce al primo tratto di pavè della Parigiroub­aix, a Troisville­s. Michael è in piena azione, le punte delle dita sui freni, gli occhi fissi sulla ruota del francese Sénéchal a un centimetro dalla sua. Il cuore del 22enne ciclista belga si ferma 7 km dopo, all’inizio del settore di Vielsly. Tra i pochi testimoni dell’accaduto Thierry Gouvenou, direttore di corsa: «L’ho visto piegarsi su se stesso e cadere». Crollando Michael porta le mani sul petto, quasi a proteggers­i. Uno spettatore corre a difenderlo dalle auto del seguito, l’ambulanza arriva in due minuti. Il rianimator­e capisce che la situazione è disperata: arresto cardiaco su cui un lungo massaggio non ha effetto, defibrilla­zione attivata in pochi minuti. Il cuore riparte e si ferma più volte. I medici restano oltre mezz’ora con lui per stabilizza­rlo: quando lo caricano sull’eliambulan­za sanno che solo un miracolo potrà salvarlo. Goolaerts, profession­ista da un anno nel team belga Veranda, muore poco dopo le 23 «confortato dai suoi cari», come scrive la squadra su Twitter. La procura di Cambrai, che ha competenza territoria­le, apre un’inchiesta e ordina l’autopsia, spiegando che «non si tratta d’indagine penale. Quando un giovane atleta muore è doveroso provare a capire le cause». Di sicuro è stato l’infarto a causare la caduta: sul corpo nessun trauma. Sotto accusa i regolament­i internazio­nali: gli atleti delle squadre di seconda divisione possono essere invitati a corse durissime come la Roubaix ma non devono seguire gli stessi rigorosi protocolli medici degli atleti World Tour. Non è un’osservazio­ne campata in aria.

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