«È l’ospedale più facile del mondo Niente gare, basta avere un amico»
Per il gip nelle due strutture milanesi c’era «un collaudato sistema corruttivo»
Con un «collaudato schema corruttivo» le società dell’imprenditore Tommaso Brenicci hanno goduto di una «crescita esponenziale dei volumi di vendita», annota il gip di Milano Teresa De Pascale che ha ordinato i sei arresti nell’ultima inchiesta sulle tangenti nella sanità lombarda. Le carte rivelano lo sfondo a tratti squalido e venale su cui si è mossa l’inchiesta.
Scarsa trasparenza
A novembre del 2016 Brenicci viene intercettato mentre spiega a una collaboratrice come riesce a saltare le gare d’appalto con l’aiuto dei primari che dichiarano che debbono per forza usare i suoi prodotti: «Il Pini è l’ospedale più facile del mondo (...) perché non ci sono gare, se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero, tutto libero».
È una frase che, annota il gip, fa luce sulla «scarsa trasparenza e legalità nelle pubbliche forniture dell’istituto».
Regalo da 30 mila euro
Brenicci non delude gli investigatori anche quando parla del primario Giorgio Maria Calori che, in difficoltà per aver speso troppo per una casa, gli chiede 150mila euro in prestito: «Deve pagare il mutuo (...) gliene regalerò 30 mila (perché) preferisco perderne 20 o 30 (...) perché se inizio a dargli i soldi, poi dopo te ne chiede altri (...) d’altra parte si è incasinato, ha comprato sta casa da 330 metri e ha speso 600 mila euro per metterla a posto». Per questo, secondo il giudice, è sempre a caccia di soldi.
L’ex procuratore di Pavia Gustavo Cioppa (solo indagato per abuso d’ufficio e favoreggiamento) parla dell’amico Calori con una «sgradevole sensazione di cupidigia». Racconta a un conoscente una «scena allucinante» in cui Calori, che doveva redigere una perizia medica per una «vecchietta morta di fame» che «già aveva pagato 300 euro di visita (...), ha fatto una relazione di due pagine e le ha chiesto 1.200 euro (...) A me stava quasi venendo di intervenire» quando Calori, aggiunge l’ex magistrato, alla donna che ha chiesto di pagare in due rate, avrebbe risposto: «Allora la perizia la prossima volta gliela farò in due tempi” (...). Come clinico numero uno, come chirurgo e come umanità zero spaccato».
«È un chirurgo ortopedico tra i più interventisti, incline a operare anche quando le condizioni mediche del paziente non lo esigerebbero» anche per fare soldi, scrive il giudice. Sembra confermarlo il primario Cucciniello, anche lui ai domiciliari, che lo definisce un «delinquente vero» come quando ha paventato a un «facoltoso paziente l’esistenza di una grave infezione» che avrebbe portato «all’amputazione di un piede» se non fosse stato operato in una clinica in cui lui lavorava privatamente. Cucciniello dice che il paziente gli ha raccontato di come Calori gli disse di sottoporsi a una «Tac urgentissima»
Crescita esponenziale Grazie agli appalti facili l’impresa di Brenicci avrebbe «goduto di una crescita esponenziale»