Il «miracolo» di Astori si vede eccome
Daniele Popolizio, psicologo, psicoterapeuta e mental coach, intervistato ieri dal Corriere sugli exploit della Fiorentina dopo la morte di Capitan Astori, è forse un tifoso del Milan? La domanda è volutamente scherzosa per non dare all’obiezione un tono drammatico, ma davvero c’è da eccepire sul ragionamento dell’esperto di psiche. Dice Popolizio: la catena di vittorie viola nasce dalla voglia del gruppo di onorare a tutti i costi chi è venuto a mancare, «ma l’effetto non può durare in eterno e quando la squadra avrà elaborato il lutto tutto tornerà come prima». Che i giocatori e mister Pioli abbiano trovato nel dolore per la fine del compagno la spinta per mettere le ali e riportare in alto la Fiorentina non c’è dubbio. È successo semplicemente quello che avviene in tante famiglie quando ne viene a mancare un pilastro: ci si adopera per riempire meglio possibile il vuoto che si è aperto. Ma Popolizio vorrà convenire che, escludendo l’ipotesi di un intervento dall’alto sull’esito di cinque partite di calcio, la scossa psicologica è servita per fare emergere valori tecnici e umani che erano rimasti sotto traccia in una squadra del tutto rinnovata e ancora bisognosa di rodaggio. Sotto ogni punto di vista. Il miracolo di Astori c’è e si è visto benissimo: da Sportiello a Saponara, in campo ora scende un gruppo determinato che sa portare a casa i tre punti. Due motivi sufficienti per essere certi che niente «tornerà come prima». Con buona pace dell’amico Diavolo che nella corsa per l’europa sente sul collo il soffio viola...